da L’Osservatore Romano, 11 febbraio 2009
Fede e scienza hanno bisogno l’una dell’altra
Presentato il convegno internazionale sull’evoluzione biologica promosso dal Pontificio Consiglio della Cultura
di Marilena Amerise
Fede e scienza sono complementari e non incompatibili, anzi hanno bisogno l’una dell’altra nella mente di un uomo che pensa in maniera compiuta. Lo ha ribadito l’arcivescovo Gianfranco Ravasi, presentando martedì mattina, 10 febbraio, nella Sala Stampa della Santa Sede, il convegno internazionale Biological Evolution: Facts and Theories, che rappresenta il terzo appuntamento del progetto stoq, sotto il patrocinio del Pontificio Consiglio della Cultura e organizzato, in questa edizione dedicata all’evoluzione biologica, dalla Pontificia Università Gregoriana (www.evolution-rome2009.net).
Dopo la prima presentazione generale avvenuta il 16 settembre 2008, ora che l’avvenimento è ormai alle porte – si svolgerà infatti dal 3 al 7 marzo nella sede della Gregoriana – gli organizzatori hanno fatto il punto della situazione sul perché di questo convegno.
La conferenza stampa è iniziata con l’intervento dell’arcivescovo Gianfranco Ravasi che spiega perché il dicastero da lui presieduto ha voluto patrocinare questo progetto. La cultura, oltre a quella umanistica, riguarda anche le scienze naturali e oggigiorno il rapporto tra scienza e fede è diventato un terreno di confronto estremamente delicato. Tale confronto è scaturito dal fatto che evoluzione e creazione sono diventati due sistemi di pensiero, talvolta estremi: l’evoluzionismo e il creazionismo. L’esigenza è quindi quella di ristabilire un dialogo nella diversità senza valicare i confini e senza creare confusioni. Il biblista ha messo in risalto che la Scrittura rimanda, come rilevano gli esegeti, a una eziologia metastorica sapienziale: la “verità” che le Scritture vogliono comunicare non è di tipo scientifico ma teologico, come ha anche sottolineato il concilio Vaticano II (Dei Verbum n. 11). Fede e scienza risultano quindi complementari e non incompatibili, anzi hanno bisogno l’una dell’altra.
Le motivazioni sono state indicate dal direttore dell’iniziativa, il gesuita Marc Leclerc, il quale ha evidenziato che “tale convegno non intende celebrare Darwin, nemmeno studiarlo specificamente, ma vuole invece studiare da vicino i vari aspetti della teoria dell’evoluzione, nell’occasione delle ricorrenze che impongono di essere attivamente presenti nel dibattito scientifico, filosofico e teologico che essa suscita”. L’evoluzionismo è stato infatti eretto, come notava l’allora cardinale Ratzinger – ricorda il gesuita – a philosophia universalis, chiave d’interpretazione universale di una realtà in perpetuo divenire. La teoria scientifica è stata così snaturata in ideologia omnicomprensiva, arrivando addirittura a un rigido dogmatismo, che si pone in maniera incompatibile con ogni visione religiosa della realtà. Ciò ha causato come reazione l’emergere di teorie radicalmente creazioniste o ha indotto all’elaborazione di teorie alternative, come il cosiddetto intelligent Design.
In tal modo si è creata una opposizione tra due fronti, uno che si pretende scientifico e l’altro che si bolla come non-scientifico. Ecco perché – ha spiegato Leclerc – proprio mentre si moltiplicano le celebrazioni di teorie che si vogliono contrapporre alla visione religiosa, è necessario riconsiderare le questioni implicate dall’evoluzione biologica a un livello interdisciplinare, in cui siano contemplate anche la filosofia e la teologia – scienze anche esse – per “riflettere adeguatamente sulla complessità dei problemi coinvolti, nella necessaria distinzione dei piani come nella loro giusta articolazione razionale”.
Una discussione scientifica, con i migliori specialisti attuali, per cogliere i vari aspetti scientifici della teoria dell’evoluzione e in particolare sull’origine dell’uomo, ricordando che “detta origine non è della sola competenza delle scienze positive”.
Proprio per questo il convegno, oltre alle sessioni dedicate alla biologia molecolare e alla paleontologia, contempla delle sessioni filosofiche e teologiche che studieranno, queste ultime, l’evoluzione dal punto di vista della fede cristiana, partendo da una corretta esegesi dei testi della Bibbia che trattano della creazione, nonché la ricezione della teoria da parte della Chiesa.
L’approccio teologico all’evoluzione è stato affrontato da Giuseppe Tanzella Nitti. Il sacerdote, docente di teologia, ha posto la domanda, che interessa molti, “se e in quale misura l’idea di evoluzione biologica, sia compatibile con la visione trasmessa dalla Sacra Scrittura”. Per rispondere a questa domanda è partito da sant’Agostino, arrivando alla conclusione che “dalla prospettiva della teologia cristiana, evoluzione biologica e creazione non si escludono affatto: potremmo infatti affermare – considerando il termine evoluzione nel suo significato più ampio, senza riferimento a uno più specifico meccanismo evolutivo, ma inteso come progressiva diversificazione, organizzazione e complessificazione della morfologia dei viventi – che l’evoluzione è in fondo il modo con cui Dio crea”.
Ma perché la teologia dovrebbe interessarsi all’evoluzione? “L’interesse della teologia – ha affermato – per l’evoluzione biologica cresce, evidentemente quando si ha a che fare con le origini dell’uomo. Se la lenta trasformazione della vita a partire da forme semplici ed elementari verso forme sempre più complesse e funzionalmente più progredite, grazie alla paziente opera dell’evoluzione biologica lungo i millenni, è un fatto, non va dimenticato che è anche un fatto che l’essere umano si trovi alla sommità di questo lungo sviluppo, quasi a indicare che la nostra specie, proprio come ci insegna la Rivelazione biblica, giunge a coronare uno scopo inteso fin dall’inizio”.
L’idea di evoluzione è quindi “di casa” nella teologia cristiana.
L’ultimo intervento è stato quello di Saverio Forestiero, docente di zoologia, non credente, che ha presentato il punto di vista delle scienze naturali, dopo quello filosofico e teologico. “Gli evoluzionisti – ha affermato – da Darwin sino ai contemporanei non hanno mai avanzato pretese di perfezione teorica; al contrario il senso di provvisorietà e di relativa incompletezza hanno caratterizzato la teoria darwiniana e quella cosiddetta “sintetica” dell’evoluzione”. “La relativa fluidità della teoria evoluzionistica contemporanea – ha aggiunto – è dovuta in gran parte a una serie di scoperte dell’ultimo quarto di secolo che richiedono una riconfigurazione della teoria sintetica e che potrebbero condurre a una teoria evoluzionistica di terza generazione”.
Un convegno, questo del 3-7 marzo 2009, che non vuole essere una celebrazione, ma una occasione di dialogo e di approfondita riflessione scientifica, includendo in tale riflessione tutte le scienze, compresa la teologia.
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