da L’Osservatore Romano, 14 giugno 2009
Il rispetto della persona e del creato al centro delle politiche economiche
I frati minori scrivono ai ministri dei Paesi del G8 riuniti a Lecce
Assisi, 13. Il passaggio da un’economia basata sul mercato a una incentrata sulla sostenibilità e uno stile di vita più sobrio e responsabile. Cambiamenti che – se davvero si vuole uscire dalla crisi – non possono sfuggire dall’orizzonte di quanti hanno responsabilità politiche. A ricordarlo sono i rappresentanti dell’ordine dei frati minori presenti ad Assisi per il loro 187° capitolo generale, i quali ieri hanno inviato un messaggio – che s’apre con il saluto francescano di “Pace e bene!” – ai ministri dell’economia dei Paesi del g8 riuniti a Lecce.
Diffuso, con i suoi 15.000 membri, in 113 Paesi, l’ordine dei frati minori è da sempre vicino a coloro che soffrono a motivo dei conflitti, degli sfruttamenti e delle disuguaglianze. A ciò si aggiunge un tradizionale impegno per favorire l’utilizzo ordinato delle risorse del pianeta. Per questo dopo un’ampia discussione – come informa un comunicato – i 152 padri capitolari hanno inteso proporre alcuni orientamenti concreti per la costruzione del bene comune e la promozione di scelte economiche e produttive rispettose del creato. La lettera è stata consegnata alla Presidenza del consiglio da una delegazione guidata da frate Michael Anthony Perry, vicario generale dell’ordine.
L’uomo e il creato – che nella spiritualità di san Francesco sono impronta del Dio Creatore e Padre – sono le due realtà al centro delle proposte che, secondo i francescani, devono permeare ogni scelta politica, economica e ambientale.
I francescani, insomma, comprendono i problemi e i disagi sociali e ambientali in quanto vivono a stretto contatto con i popoli d’ogni parte del mondo e ne “condividono direttamente e concretamente le sorti”. Per questo – si legge nella lettera – possono testimoniare il “non sufficiente riconoscimento d’alcuni inalienabili diritti della persona umana a livello economico, sociale, culturale, civile e politico, tra i quali il diritto alla vita in ogni suo momento, alla libertà nelle sue molteplici manifestazioni, al lavoro e allo studio, i diritti della donna e dei bambini, senza trascurare il problema cruciale della disoccupazione e della mancanza di sostegno alle famiglie in difficoltà”.
I francescani constatano anche con “crescente inquietudine” come la globalizzazione, quando è retta “dalle pure leggi di mercato” sfoci in una serie di conseguenze: “L’attribuzione di un valore assoluto all’economia, la disoccupazione, la diminuzione e il deterioramento dei servizi pubblici, la distruzione dell’ambiente e della natura, la produzione e la vendita indiscriminata delle armi, l’aumento delle differenze tra ricchi e poveri, la concorrenza ingiusta che pone le nazioni povere in una situazione di inferiorità sempre più evidente, costringendo milioni di persone a una disperata emigrazione dai propri territori”.
Per superare gli effetti della crisi economica, i francescani credono “nell’impegno per trasformare l’attuale stile di vita attraverso una sobrietà più responsabile, la condivisione come alternativa alla competizione, il rispetto dell’ambiente e la nonviolenza attiva”. E chiedono ai governi delle otto nazioni maggiormente industrializzate che, innanzitutto, “programmino una economia che rappresenti un cambio di paradigma, il passaggio, cioè, da un modello di economia di libero mercato a un modello di economia della sostenibilità, che dia il primato alla dimensione sociale e ambientale su quella prettamente economica e che garantisca i bisogni fondamentali a tutti con il contributo di tutti”. Si chiede, inoltre, il mantenimento degli impegni già solennemente presi relativamente allo stanziamento dello 0,7% del prodotto interno lordo per il raggiungimento degli otto obiettivi di sviluppo del millennio.
© L’Osservatore Romano
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