Sul progetto CLAVIUS, frutto della collaborazione tra Italia (Lombardia) e Svizzera (Ticino), con il contributo dell’Università di Roma La Sapienza, mirato alla misura in alta risoluzione del diametro solare, abbiamo intervistato il prof. Costantino Sigismondi, astrofisico della Sapienza e docente per il Master in Scienza e Fede dell’Ateneo Pontificio Regina Apostolorum.
Il progetto, spiega Sigismondi, “prende nome da padre Cristoforo Clavio, gesuita e astronomo (1535-1612), il quale osservò l’eclissi dell’anno 1567; osservazione che, analizzando i dati di Clavio, induce a ipotizzare che il diametro del Sole potesse essere allora maggiore, rispetto ad oggi, di 1 parte su 1000. Considerando però che il diametro è l’estensione della fotosfera, e che questa quindi cambia in base alle lunghezze d’onda considerate, oltre che in base alla presenza di regioni attive al bordo del Sole, possiamo dire che questo diametro è mobile e quasi inafferrabile. Proprio per queste ragioni, mentre è parte essenziale del progetto una sua definizione condivisa, era divenuta necessaria la creazione di un grande network internazionale, che collaborasse attivamente in questi studi”.
Un network di istituzioni scientifiche che sta progressivamente crescendo, e che oltre all’Università di Nizza, “dove si realizzano studi pionieristici nell’ottica atmosferica e nell’high resolution imaging”, vede pure “stretti contatti con l’IAP Institute d’Astrophysique de Paris e con l’Observatorio Nacional do Rio de Janeiro”. Quest’ultimo ha invitato il prof. Sigismondi e altri studiosi a trascorrere un periodo di ricerca e studio nel mese di febbraio e marzo.
Tra le caratteristiche tecniche della ricerca, da sottolineare “l’introduzione dei più recenti tipi di detectors per realizzare la misura del diametro solare ad alta risoluzione”, e la loro integrazione con hardware e software, che costituiscono “un passo in avanti sostanziale in questo campo della ricerca, passo che stiamo compiendo – dichiara l’atrofisico – insieme all’IRSOL (Istituto Ricerche Solari di Locarno) e alla SUPSI (Scuola Universitaria Professionale della Svizzera Italiana)”.
Un altro punto nodale da sviluppare ulteriormente “è quello dell’ottica atmosferica: le misure prese in diversi osservatori non convergono sullo stesso valore a causa della diversa incidenza della turbolenza atmosferica”. Fortunatamente, “i risultati preliminari delle misure effettuate a Locarno sembrano indicare una possibile soluzione a questo problema, noto da oltre mezzo secolo”.
A questo fine, si è scelto di “unire le forze per trovare un approccio condiviso a questo appassionante problema: misurare il diametro solare con una precisione migliore di 1 parte su 10000”. Ovvero “la stessa proporzione di quella esistente tra energia immessa nell’ambiente dall’uomo e quella che riceviamo dal Sole”. Per Sigismondi la ricerca è quindi di “grande importanza per comprendere meglio il clima e i suoi cambiamenti”.
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