da L’Osservatore Romano, 14 aprile 2010
L’Africa e la sfida del clima
di Simona Verrazzo
Una conferenza in cui un intero continente si confronta sul delicato tema del clima, dei suoi cambiamenti e delle azioni di prevenzione e di intervento. È quanto si sta svolgendo in Africa e più precisamente a Nairobi, in Kenya, dove fino al 16 aprile sono riuniti esponenti dei vari Governi nazionali, i responsabili dei servizi meteorologici e i rappresentanti di numerose organizzazioni provenienti dagli altri continenti.
La prima conferenza panafricana sulla meteorologia è promossa dall’Unione africana e dall’Organizzazione meteorologica mondiale (Omm), agenzia delle Nazioni Unite specializzata nel monitoraggio del clima, dell’atmosfera terrestre e della sua interazione con gli oceani. Il settore d’indagine non è soltanto la meteorologia, ma anche l’idrologia e le scienze geofisiche.
Il fatto che Unione africana e Organizzazione meteorologica mondiale abbiano unito le loro forze per una riunione di così alto livello indica una nuova consapevolezza: l’Africa è cosciente che il clima e la meteorologia ormai sono problemi di tutti, Paesi sviluppati e non, e che bisogna affrontarli insieme, unendo le forze e le esperienze di ciascuno. Il continente africano, proprio per la fragilità delle sue economie, è anche quello che maggiormente subisce l’azione del clima: la desertificazione ne è l’esempio più visibile. Ma non è il solo caso. L’intera fascia tropicale e sub-tropicale è sottoposta all’alternarsi tra stagione delle piogge e stagione secca. Le conseguenze degli eventi climatici sono molteplici e coinvolgono numerosi settori: dall’agricoltura alle vie di comunicazione, dal sistema idrogeologico all’ambito sanitario. La maggiore diffusione di alcune malattie è determinata anche dalle condizioni meteorologiche: la meningite ha il picco di epidemie nella stagione secca, mentre la malaria durante quella delle piogge.
L’iniziativa è stata divisa in due parti: nei primi tre giorni si sono svolte audizioni di esperti, mentre la conferenza ministeriale è prevista per il 15 e il 16 aprile. Al centro dei lavori – iniziati lunedì 12 – ci sono le problematiche che nello specifico interessano le diverse aree del continente, ma si affrontano anche i tentativi di soluzione: le politiche portate avanti dai Governi, il grado di coinvolgimento dei diversi settori interessati, lo scambio di informazioni da un Paese all’altro. Grande attenzione è data ai servizi meteorologici nazionali, fondamentali sia in fase di prevenzione che di intervento.
I primi giorni hanno visto la partecipazione di realtà – non solo africane – molto diverse tra loro ma tutte legate in qualche modo al clima e alla meteorologia: per il Kenya era presente la Croce rossa locale, Finlandia e Corea del Sud hanno partecipato con i rispettivi servizi meteorologici nazionali. Presenti anche l’Institute for Climate and Society (Stati Uniti), l’African Monsoon Multidisciplinary Analysis (Francia) e il Network Climate Journalists della regione dei Grandi Laghi, così come i rappresentanti della Banca mondiale e della Banca per lo sviluppo africano. Gli ultimi due giorni saranno anche dedicati alla presentazione degli obiettivi che si propone questa prima conferenza panafricana sul clima, con la lettura di una dichiarazione congiunta.
L’Organizzazione meteorologica mondiale festeggia nel 2010 i suoi primi sessant’anni di attività. Fondata nel 1873 come Organizzazione meteorologica internazionale, il 23 marzo 1950 entra in vigore la Convenzione che le conferisce il nome attuale. Da allora, il 23 marzo di ogni anno si celebra la Giornata meteorologica mondiale. Ultimo passo nel 1951, quando l’Omm diventa un’agenzia specializzata delle Nazioni Unite. La sua sede è a Ginevra, in Svizzera. Oggi a guidarla, nel ruolo di presidente, è il russo Alexander Bedritsky, eletto nel 2003 e riconfermato per un secondo mandato nel 2007. Ogni quattro anni si svolge il Congresso meteorologico mondiale, mentre il Consiglio esecutivo si riunisce annualmente.
All’Organizzazione meteorologica mondiale fanno riferimento i Servizi meteo nazionali. A oggi sono membri 183 Paesi e sei Territori. L’ultima adesione è quella di Timor Est, avvenuta il 4 dicembre 2009. Per praticità sono raggruppati su scala continentale, tranne l’America, a sua volta divisa in Nord, Centro, Caraibi e Sud. La sua attività spazia dalle conferenze regionali a quelle tematiche. Negli stessi giorni della conferenza di Nairobi, a Santa Cruz, in Bolivia, si svolge un incontro sul supporto meteorologico alla navigazione aerea.
© L’Osservatore Romano
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