Nell’edizione di Avvenire del 22 aprile scorso, Mons. Fiorenzo Facchini, antropologo dell’Università di Bologna, precisa che chi ritenesse che il libro “metta in discussione l’evoluzione (e alcuni si sono affrettati a dirlo) sbaglierebbe di grosso; altrettanto chi pensasse che potesse leggersi in chiave creazionista”.
Infatti gli stessi Palmarini e Fodor chiariscono “che le loro critiche non vanno confuse con posizioni creazioniste o del «disegno intelligente» e si dichiarano atei convinti”. Il loro libro ha quindi il merito “di avere sollevato questioni scientifiche sul neodarwinismo sviluppando il dibattito sui meccanismi biologici della evoluzione della vita”.
Semmai, spiega Facchini, una carenza si avverte nel trattare “le potenzialità e la razionalità della natura”, le quali “richiedono una causa adeguata che non può essere nella natura”. Questo, purtroppo è “una prospettiva che Fodor e Piattelli Palmarini non considerano, anzi escludono, ma di cui non si può fare a meno se si allarga la riflessione a un piano di ordine filosofico”.
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