L’intervento di P. Rafael Pascual LC, Decano della Facoltà di Filosofia e Direttore del nuovo Istituto di Scienza e Fede e del Master omonimo, è stato orientato dall’obiettivo di mostrare e dimostrare come in relazione ad una nuova apologetica, il dialogo tra fede e scienza sia oggi non solo possibile, ma auspicabile e anzi necessario; la società contemporanea infatti, sembra spesso mostrare una irrisolvibilità tra queste due forme di vedere e interpretare il creato, soprattutto in alcune correnti di pensiero, che cercano di dimostrare che la stessa “autonomia della scienza richiederebbe una separazione tra fede e ragione”.
Intellettuali come Richard Dawkins sostengono ad esempio che se è certamente possibile «essere uno scienziato ed avere delle credenze religiose» non si può però essere «un vero scienziato nel senso più pieno della parola», quando si hanno «tali strane categorie di conoscenza».
Pascual spiega che se tuttora resistono alcuni irreali paradigmi, come la compatibilità dell’esistenza di Dio con “il problema del male” o “l’autonomia della natura”, per la quale apparentemente “non vi sarebbe bisogno di fare riferimento ad una realtà trascendente”, in realtà si tratta di questioni risolte, a cui “già nel secolo XIII Tommaso d’Aquino aveva offerto delle risposte nella sua Summa Theologiae (Iª parte, q.2 a.3)”.
Mentre “gli scienziati continuano a parlare di Dio”; alcuni di loro “scoprono Dio quando si trovano davanti a delle domande, soprattutto quelle esistenziali, che trascendono l’ambito della scienza”, come ad esempio “Allan R. Sandage, considerato uno dei padri dell’astronomia moderna”, il quale, “dopo aver professato per molti anni una posizione agnostica, si è convinto che la scienza non è capace di spiegare tutto: ci sono delle questioni fondamentali che soltanto la religione è capace di rispondere” come «L’incapacità della scienza di dare un fondamento al significato, scopo, valore ed etica [dell’universo e dell’uomo]» incapacità che «è evidenza della necessità della religione».
Mentre un pensatore come “il filosofo inglese Anthony Flew, per molti anni ateo dichiarato e militante”, ha poi “dovuto riconoscere il bisogno di credere in Dio almeno come causa del mondo e della vita”.
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