Questo uno dei punti chiave del discorso di Papa Benedetto XVI alle Pontificie Accademie, riunite la scorsa settimana da Mons. Gianfranco Ravasi, Presidente del Consiglio di Coordinamento fra le Accademie Pontificie.
Prendendo spunto dal nome di una delle Accademie, “intitolata a San Tommaso d’Aquino”, il Santo Padre ha spiegato come “il Doctor Angelicus et communis,” sia “un modello sempre attuale a cui ispirare l’azione e il dialogo delle Accademie Pontificie con le diverse culture”.
San Tommaso “riuscì ad instaurare un confronto fruttuoso sia con il pensiero arabo, sia con quello ebraico del suo tempo, e, facendo tesoro della tradizione filosofica greca, produsse una straordinaria sintesi teologica, armonizzando pienamente la ragione e la fede”.
La sua filosofia, e la sua stessa esistenza a secoli di distanza “ci suggeriscono di studiare con grande attenzione i problemi emergenti per offrire risposte adeguate e creative”.
Possiamo quindi essere “fiduciosi nella possibilità della «ragione umana», e come fece lui stesso “attingere sempre alle ricchezze della Tradizione, nella costante ricerca della “verità delle cose”.
A tal fine il Pontefice ha auspicato “che le Pontificie Accademie siano oggi più che mai Istituzioni vitali e vivaci, capaci di percepire acutamente sia le domande della società e delle culture, sia i bisogni e le attese della Chiesa, per offrire un adeguato e valido contributo e così promuovere, con tutte le energie ed i mezzi a disposizione, un autentico umanesimo cristiano”.
Link SRM (cortesia L’Osservatore Romano)
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