da L’Osservatore Romano, 31 marzo 2010
Sindone e secolarizzazione
Una mostra sul volto e sul corpo di Cristo
di Lucetta Scaraffia
Fra pochi giorni avrà inizio a Torino l’ostensione della Sindone, accompagnata questa volta da una mostra – che si inaugura il 31 marzo presso la Reggia di Venaria per iniziativa di Imago Veritatis – sul volto e il corpo di Cristo. I due avvenimenti insistono su due aspetti fondanti della religione cristiana: la realtà storica dell’esistenza di Gesù e il suo essere incarnazione di Dio, e quindi anche sua immagine.
Ripensare a queste due realtà oggi ha un senso speciale: esse costituiscono di fatto una risposta a quelli che si possono considerare gli effetti culturali più dannosi e pervasivi della secolarizzazione, cioè il tentativo di cancellare l’esistenza storica di Gesù – l’avvenimento straordinario di un Dio che si fa uomo – e, di conseguenza, lo statuto privilegiato della natura umana rispetto alle altre realtà naturali.
Sembra incredibile, ma molti giovani ignorano che Gesù è storicamente esistito: in diversi Paesi, tra cui l’Italia, oggi non si studia la storia del cristianesimo tra le materie scolastiche obbligatorie, e questo produce una ignoranza che è frutto anche di tendenze orientate a fare del cristianesimo una religione come le altre, senza specificità, inducendo quindi a considerare Cristo come un essere mitico, quasi fosse una divinità greca, romana od orientale.
Da decenni sta crescendo in ambito internazionale – anche all’interno di organismi quali le Nazioni Unite – una propaganda in favore di una concezione sbagliata di multiculturalismo: questo viene proposto come panacea per ogni conflitto, a patto che le religioni vengano considerate tutte assolutamente uguali, e cioè che ciascuna metta da parte ogni pretesa di verità. Ricordare che il cristianesimo nasce dall’esistenza storica di un uomo, Gesù, che si dichiara figlio di Dio, ostacola questa elaborazione in apparenza irenica, perché mette in evidenza la diversità cristiana rispetto alle altre religioni. Un Dio che si incarna per salvare gli esseri umani, infatti, costituisce un unicum assoluto, difficile da omologare.
Il fatto che si possa discutere sull’autenticità del lenzuolo di Torino – indipendentemente dall’esito della discussione – sottolinea, in modo concreto ed evidente, che Gesù è esistito realmente, anche per la possibilità che quel sudario abbia davvero avvolto il suo corpo tormentato, ucciso e risorto il terzo giorno. La specificità della tradizione cristiana viene messa in evidenza in modo inequivocabile anche così, rendendo appunto difficile l’omologazione del cristianesimo alle altre religioni.
Ma questo è solo il primo effetto dell’ostensione della Sindone e della mostra che l’accompagna: dall’incarnazione deriva ovviamente anche una conferma dello speciale statuto della natura umana, non solo creata a immagine di Dio, ma appunto confermata dalla scelta di Dio stesso di farsi uomo. E questo in una cultura che ormai cerca di convincersi e di convincere che l’essere umano è un animale come gli altri, solo più evoluto.
Non si tratta di un dibattito esclusivamente teorico: dalla definizione di natura umana deriva la possibilità o meno di intervento sulla persona umana, e dunque ad esempio la legittimità dell’aborto e della selezione degli embrioni, oppure dell’eutanasia. Se l’essere umano è un animale come gli altri, perché trattarlo in modo diverso quando non possiede più (o non ancora) la ragione e la volontà? La radice profonda della diversità di posizioni sui problemi bioetici oggi all’ordine del giorno – e che sono sempre rappresentati sotto le superficiali vesti di scelte di libertà – viene così immediatamente alla luce.
La ricerca di come rappresentare il volto e il corpo di Gesù nella storia dell’arte occidentale – e quindi della cultura – si è trasformata in una meditazione sulla natura umana. La mostra che si inaugura alla Reggia di Venaria, infatti, vuole accompagnare il visitatore a rintracciare il complesso rapporto fra corpo umano e immagine divina che attraversa la storia, rapporto all’origine della concezione di individuo e di persona umana.
La storia della nascita dell’individuo si intreccia anche con la storia del significato teologico e sacramentale del corpo di Cristo, con la storia del sacrificio sull’altare, per cui il corpo diventa ostensorio. Meditare davanti alla Sindone e visitare la mostra alla Reggia di Venaria fa sì che diventi più difficile dimenticare tutto questo.
© L’Osservatore Romano
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