Questo il senso dell’intervento del prof. Enrico Berti, per il quale “dopo la cosiddetta seconda rivoluzione scientifica, quella verificatasi tra Ottocento e Novecento a opera della teoria delle relatività, del principio di indeterminazione e della fisica quantistica, si è compreso il carattere non necessario, ma approssimativo, cioè statisticamente probabile, della scienza in generale e quindi della stessa cosmologia fisica, quello stesso carattere approssimativo che secondo Aristotele distingueva la fisica dalla matematica”.
Il contrasto tra filosofia e fisica classica quindi non era inevitabile, ma, anzi solamente apparente, proprio perché la stessa meccanica classica non era in grado di spiegare la totalità dei fenomeni fisici, soprattutto quando essi divengono indeterminabili e variabili. Così “in tempi recenti”, grazie a relatività e meccanica quantistica, “è venuto meno il pericolo di un contrasto tra la fisica e la metafisica, cioè si è ristabilita grazie alla costruzione di una nuova fisica quell’armonia tra scienza e filosofia che esisteva al tempo di Aristotele”.
Link SRM (cortesia L’Osservatore Romano)
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