da Avvenire, 11 novembre 2009
Astrobiologia, scienza e fede s’incontrano
Chiusa la settimana della Specola Vaticana sulla vita extraterrestre: per ora solo un’ipotesi, ma ricca di suggestioni
di Fabrizio Mastrofini
Negli ultimi 15 anni sono stati scoperti 400 pianeti al di fuori del sistema solare ed ha avuto un enorme sviluppo l’astrobiologia, settore della ricerca astronomica che si occupa delle condizioni che rendono possibile la vita, sulla Terra ed al di fuori di essa. Sono questi i temi al centro della settimana di studio organizzata dalla Pontificia accademia delle Scienze, che si è chiusa ieri con una conferenza stampa nella Sala Stampa vaticana. Padre José Funes, gesuita, direttore della Specola Vaticana, ha evidenziato che lo scopo dell’astrobiologia è proprio di cercare possibilità di vita nell’universo: «Le questioni sulle origini della vita e sulla esistenza della vita nell’universo offrono molte implicazioni filosofiche e teologiche. Crediamo sia molto importante che la Chiesa venga coinvolta in questo tipo di ricerca». Gli studi attuali, ha riassunto padre Funes, non ci danno prove dell’esistenza di altre intelligenze nell’universo conosciuto. Tuttavia «se riuscissimo a scoprire se c’è vita fuori dalla Terra, potremmo capire meglio come si è formata e sviluppata la vita sul nostro pianeta».
Jonathan Lunine, dell’Università di Tor Vergata di Roma, ha notato come l’astrobiologia sia un settore interdisciplinare e al confine tra diverse discipline. Ad esempio se è importante lo studio del clima per comprendere i fenomeni collegati con la vita sulla Terra, all’interno di un ambiente che cambia rapidamente, ciò coinvolge scienze come la geologia e la biologia.
Proprio in questo senso Chris Impey, dell’Università dell’Arizona, ha sottolineato che al momento conosciamo un solo pianeta dove la vita sia presente: il nostro. La scienza però non esclude la possibilità che ci siano altre forme di vita, su basi biologiche e chimico-fisiche anche molto diverse dalla specie umana. «È palpabile la sensazione che solo pochi anni ci separino ormai dalle prime scoperte; se accadesse vi sarebbero profonde implicazioni per la nostra immagine di esseri umani». La ricerca è anche feconda sul piano del dialogo tra scienza e fede. Athena Coustenis , dell’Osservatorio di Parigi, ha sottolineato che nel sistema solare abbiamo esempi di condizioni che renderebbero possibili delle forme di vita, individuate su Europa, il satellite di Giove destinatario di un’esplorazione spaziale nel prossimo decennio. Lì ci sarebbe acqua e forse potrebbe esserci delle forme di vita, mentre nel sistema di Saturno, sviluppi si attendono dalle ricerche sui satelliti Titano ed Enceladus. Da qui l’importanza di proseguire con investimenti scientifici e con i programmi di esplorazioni.
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