Il titolo del Meeting di quest’anno è “La conoscenza è sempre un avvenimento”. Quanto la conoscenza oggi è influenzata da scelte politiche o sociali che non hanno fondamento nella scienza e nella verità ?
La conoscenza è sempre un avvenimento perché la conoscenza non esiste se non parte dal dato reale. Questo vale nella conoscenza delle cose di tutti i giorni, e vale nella conoscenza dei fenomeni scientifici.
Purtroppo quello a cui assistiamo è che il relativismo etico, che oggi ha diversi nomi, tra cui quello di filosofia post-moderna, “salta” assolutamente questo passaggio; cioè salta il contatto con il reale, per credere che la conoscenza sia soltanto un giudizio astratto dal dato di un incontro, dal dato del reale.
Si arriva quindi a veri e propri episodi che non si possono definire altrimenti che negazionismo, per il quale, ad esempio la vita umana prima della nascita, che la scienza assolutamente spiega essere vita umana, per il pregiudizio laicista non è più vita umana; e questo senza nessun supporto scientifico, semplicemente in base ad una valutazione ideologica.
Per cui ad esempio la decisione di porre fine alla vita non si ha più su basi oggettive di impossibilità di prolungare l’esistenza, di impossibilità di aiuto, e soprattutto di decisione reale e libera della persona. Ma si dice che “quando la vita perde certe qualità noi pensiamo che sia meglio farla finire”; anche qui saltando a piè pari la decisione della persona, e tutte le tecniche che si possono mettere in atto per aiutarla: tecniche mediche, psichiatriche, etc.
Il problema esiste perché, figlia del nichilismo nietsczchiano e figlia dell’antiscientismo di Rousseau, la mentalità moderna pensa che la scienza sia più un intralcio per la libertà della persona, che un reale aiuto.
Sembra un paradosso, ma chi è antiscientifico oggi non è la Chiesa, è la mentalità relativistica e post moderna.
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