Immagini della Sindone riprodotte con un laser ad altissima frequenza
Un esperimento dell’ENEA di Frascati, diretto dal dr. Giuseppe Baldacchini
di Paolo Centofanti, Direttore SRM – Science and Religion in Media
ROMA, venerdì, 18 luglio 2008.- Un gruppo di ricercatori dell’ENEA (Ente per le Nuove tecnologie, l’Energia e l’Ambiente) di Frascati, diretti dal dr. Giuseppe Baldacchini, è riuscito a realizzare immagini con caratteristiche strutturali (ovvero una “bruciatura” esterna delle fibrille superficiali del tessuto) molto simili a quelle dell’immagine della Sindone.
L’esperimento, che è stato pubblicato da Applied Optics (Vol. 47, Issue 9, pp. 1278-1285) e sarà presentato ufficialmente ad agosto negli Stati Uniti, è stato possibile utilizzando un laser ad altissima frequenza, e specifiche condizioni di potenza e durata di emissione. Con altri parametri, o utilizzando differenti metodologie, non sarebbe possibile replicarlo.
Alcune immagini sono disponibili sul sito di SRM.
ZENIT ha intervistato il dr. Baldacchini sull’esperimento e le sue caratteristiche, e sulla sua esperienza di scienziato e credente.
Può raccontarci come è stato realizzato l’esperimento, e con quali obiettivi?
Dr. Baldacchini: E’ accaduto tutto circa 3 anni fa. Premetto che sono una persona che conosce la Sindone come la conoscono mediamente tutti gli italiani. Cioè ne sentivo parlare in televisione, leggevo gli articoli sui giornali, ma non è che la conoscessi approfonditamente.
Una sera mentre ero a casa e stavo leggendo un libro, stavano trasmettendo proprio un programma sulla Sindone; si parlava del problema dell’immagine sindonica, e ne fecero vedere le immagini. In quel momento mi venne in mente un collegamento con qualcosa che era accaduto nei laboratori dove io lavoro, qualche anno prima.
Quindi il giorno dopo sono tornato e sono andato alla ricerca di questo vecchio materiale. E ho scoperto che in uno dei laboratori sotto la mia direzione, avevano tempo prima irraggiato delle stoffe, stoffe generiche, per la cosiddetta nobilitazione dei tessuti, con radiazione ultravioletta. E andando a scartabellare tra le prove fatte, mi era sembrato di aver visto qualcosa che somigliasse alla Sindone.
Quindi ho chiamato subito i miei collaboratori, e ho detto loro che secondo me valeva la pena fare delle prove su dei tessuti di lino, per vedere se questa radiazione particolare che usavamo a Frascati, potesse essere utile per creare immagini simili alla Sindone. Ecco come è nata l’idea: semplicemente.
Da lì abbiamo cominciato a lavorare, in collaborazione con il prof. Giulio Fanti, che è un sindonologo, che studia la Sindone da molti anni, mentre noi non ne conoscevamo i particolari; e questo ci ha portato con il tempo ai risultati che lei ha visto.
Quali sono state le condizioni per creare queste immagini?
Dr. Baldacchini: Prima di tutto devo dire che creare delle immagini su lino è stato molto difficile, molto più difficile di quello che pensavamo. E ci siamo accorti che le immagini si possono creare solamente a due condizioni: prima, che la radiazione elettromagnetica che si invia contro il lino avvenga in un tempo più breve di cento nanosecondi (un nanosecondo è un miliardesimo di secondo). Se lei usa impulsi più lunghi, la stoffa si brucia, o non succede nulla, a seconda della potenza. Questa è la prima condizione.
La seconda condizione è che la potenza sia molto elevata. E’ necessario superare il milione di watt per centimetro quadrato come densità di potenza. E se si usa una potenza inferiore non succede nulla. Quindi avevamo individuato un processo a soglia.
Poi dopo ci siamo accorti che quando la intensità non è elevatissima, ma non troppo bassa, accade che l’immagine compare dopo moltissimo tempo, cioè dopo circa un anno; però con un sistema di riscaldamento classico, l’immagine appare anche subito. Quindi vuol dire che il tessuto è stato impresso in qualche modo a livello molecolare, e che questa impressione si rende visibile con una eccitazione termica.
Anche nel vostro caso, quindi, sono solamente le fibre superficiali ad essere “colorate”?
Dr. Baldacchini: Questo è l’altro aspetto molto importante, che dipende dalla radiazione ultravioletta. Se lei usa una radiazione nel visibile, non funziona perché la radiazione visibile penetra dappertutto, mentre invece la radiazione ultravioletta si ferma sulla superficie.
Su questo punto stiamo ancora indagando, perché noi abbiamo usato la lunghezza d’onda di 308 nanometri, che è già nell’ultravioletto, quindi non viene vista dall’occhio, ma pensiamo che andando più in basso con la lunghezza d’onda, sui 200/250 nanometri, si otterranno dei risultati ancora più superficiali, quindi ancora più simili a quelli della Sindone.
Preciso che non abbiamo realizzato delle immagini della Sindone; abbiamo solamente “colorato” i tessuti e abbiamo osservato microscopicamente i tessuti, se fossero o no analoghi a quelli della Sindone.
Il fascicolo del 20 marzo 2008 di Applied Optics, con i nostri risultati, riporta proprio nel frontespizio la fotografia di una delle fibrille colorate nell’esperimento. E’ una ricerca che a noi ha divertito e interessato moltissimo. Anche se, devo dire, all’inizio è stata molto più complessa di quanto le stavo raccontando.
Non per nulla, a Los Alamos molti anni fa questi esperimenti erano già stati realizzati, ma senza ottenere nulla. Ricerche realizzate con tutte le sorgenti di radiazioni elettromagnetiche, ma forse fatte in una maniera non troppo approfondita, per cui non è venuto fuori nessun risultato, eccetto che o bruciavano la tela, o non succedeva nulla.
Per quanto ne sappiamo, il nostro è il primo caso, e anche per questo lo presenteremo ad una conferenza che si terrà ad agosto negli Stati Uniti.
Vorrei porle una domanda personale: lei è credente?
Dr. Baldacchini: Io sono un credente, però queste misure le faccio come uno scienziato. Mi sono completamente sdoppiato perché quello che penso come credente non deve assolutamente entrare nell’analisi di un fenomeno, perché si farebbe troppa confusione.
Come vive il suo essere scienziato e credente? Le crea a volte difficoltà?
Dr. Baldacchini: Personalmente non ho assolutamente nessuna difficoltà, posso dire che dormo sonni tranquillissimi. In realtà non ci sono contrasti tra scienza e fede, perché si muovono su due piani completamente diversi. Mi dispiace che storicamente sia accaduto che si siano scontrate, però se lei va a vedere, nel corso della storia, sono accadute delle cose molto diverse, in epoche diverse.
Senza arrivare a 2000 anni fa, si sa che la scienza è nata nella Chiesa…
Dr. Baldacchini: Le prime università sono state fondate dalla Chiesa, in Europa, durante il Medioevo. E specialmente la fisica venne subito ammessa nel corso di studi, perché, si diceva, aiutava il credente a capire come il mondo era fatto. E questo l’ha detto San Tommaso d’Aquino, che era uno degli insegnanti all’Università di Parigi.
I primi scienziati che adottarono il metodo sperimentale moderno, sono nati proprio all’interno di queste istituzioni cattoliche; poi vi sono stati dei grandi equivoci, come nel caso Galileo.
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