ZI08073110 – 31/07/2008
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L’uomo per la cultura del Papa analizza il nuovo interesse per la Bibbia
Intervista all’Arcivescovo Ravasi in preparazione del Sinodo della Parola
di Paolo Centofanti
CITTA’ DEL VATICANO, giovedì, 31 luglio 2008 (ZENIT.org).- L’uomo per la cultura di Benedetto XVI, l’Arcivescovo Gianfranco Ravasi, constata un rinnovato interesse per le Sacre Scritture e la volontà di sostenerne lo studio e l’analisi.
Lo testimoniano una recente indagine realizzata sulla conoscenza della Bibbia da parte dei fedeli e il progetto che ne vedrà a ottobre la lettura in tv, su Rai 1 (cfr. ZENIT, 3 luglio 2008).
I Sacri testi saranno declamati da Papa Benedetto XVI (che aprirà e chiuderà i 7 giorni continui di lettura), da esponenti delle comunità che basano la propria religione sul Vecchio Testamento (come il Rabbino Capo della Comunità Ebraica, Riccardo Di Segni) e dai fedeli che si iscriveranno online. L’iniziativa è organizzata in occasione del Sinodo dei Vescovi sulla Parola di Dio.
ZENIT ne ha parlato con monsignor Gianfranco Ravasi, Presidente del Pontificio Consiglio della Cultura e della Pontificia Commissione dei Beni Culturali, che ha spiegato il progetto e ha illustrato i risultati dell’indagine.
Nei mesi scorsi è stata presentata in Vaticano una ricerca sociale sulla Bibbia e la sua conoscenza. Può dirci quali sono state le motivazioni e quali sono gli obiettivi?
Monsignor Ravasi: Questa ricerca è stata effettuata dalla Federazione Biblica Cattolica internazionale, che è una istituzione a sé stante, che ha connessioni con il Pontificio Consiglio per l’Unità dei Cristiani.
E’ una ricerca che è stata realizzata soprattutto in connessione con il Sinodo dei Vescovi, che quest’anno sarà dedicato proprio alla Bibbia.
Una ricerca che aveva anche il significato di fare il punto, dopo circa 40 anni dal Concilio Vaticano II, che aveva segnato quasi una sorta di riappropriazione della Bibbia da parte del mondo dei cattolici e della Chiesa Cattolica.
La Bibbia era certamente conosciuta anche precedentemente, soprattutto attraverso la liturgia, la catechesi, ma non in una maniera così sistematica e continua come è avvenuto dopo, soprattutto dopo quel documento fondamentale che è stato la Dei Verbum, questo testo sulla divina rivelazione del Concilio Vaticano II
Questo quindi era lo scopo principale, riuscire in qualche modo a testare la sensibilità nei confronti della Bibbia delle comunità ecclesiali di nove Nazioni, a cui si aggiungeranno tra poco altre quattro, in modo da poter avere una visione articolata e completa del rapporto tra la parola di Dio e le comunità.
Quali sono stati i risultati dell’indagine?
Monsignor Ravasi: Devo dire che i risultati sono stati molto articolati, proprio perché lo schema e la struttura dell’investigazione erano molto accurati, entrando anche in aspetti inediti, e la campionatura era molto vasta.
Possiamo veramente dire che sono risultati interessanti e fondati, sempre naturalmente con tutti i limiti che hanno queste rilevazioni.
Si potrebbero fare almeno due considerazioni su questa base, questo paniere enorme di dati.
La prima è che indubbiamente in alcuni Paesi rispetto ad altri c’è ancora una distanza notevole dal testo sacro, dalla Bibbia.
Facciamo solo un esempio di un modello di questa investigazione, che può diventare significativo. Vi è per esempio la domanda sulla lettura di una pagina biblica nell’arco dell’ultimo anno. Negli Stati Uniti è il 73% della popolazione ad aver letto un testo biblico nell’ultimo anno. Il che vuol dire quasi la totalità di tutti coloro che hanno abitudine alla lettura.
Dall’altra parte arriviamo invece ad esempio in Italia, e troviamo che soltanto un quarto dei lettori italiani ha preso in mano nell’arco dell’ultimo anno almeno una pagina biblica.
Questo è un esempio. Le risposte sono appunto molto variegate e in alcuni Paesi il cammino è molto lungo da fare.
Curiosamente, uno dei Paesi ultimi in assoluto, a sorpresa anche perché è un Paese cattolico di grandi tradizioni, ma che probabilmente segna veramente una sorta di iato con il suo passato, è la Spagna, che risulta quasi sempre ultima in questo approccio.
La seconda considerazione è che però c’è indubbiamente, in molti, il desiderio di ritornare a questo testo, soprattutto considerandolo non soltanto, come è ovvio per il credente, norma di vita, lampada per i passi nel cammino della vita (per usare una frase della Bibbia stessa), ma anche come grande testo della cultura; quello che si suol dire “il Grande Codice”, usando questa espressione che era di un poeta e pittore inglese, William Blake, che è stata ripresa da grande critico canadese, Norton Frye, che l’ha fatto diventare il titolo di un suo saggio molto importante.
Grande Codice perché era il punto di riferimento della cultura.
E qui voglio citare un elemento molto significativo: in Italia un numero notevole di persone, il 63%, esige che nella scuola si inserisca la lettura della Bibbia.
Alcune settimane fa è stato presentato un progetto di lettura in televisione della Bibbia, può parlarcene?
Monsignor Ravasi: E’ stato un progetto concepito soprattutto da Rai1, la quale ha voluto che in occasione del Sinodo dei Vescovi di ottobre vi fosse la possibilità di proporre in maniera integrale tutte le Scritture dell’Antico e del Nuovo Testamento.
Ad aprire questa lettura, che durerà un’intera settimana, giorno e notte, sarà il Papa stesso che leggerà in diretta la prima pagina in assoluto della Bibbia e delle Scritture ebraiche e cristiane, cioè il capitolo I della Genesi.
Questo testo verrà poi subito dopo letto in ebraico dal Rabbino Capo di Roma, in modo tale da avere anche la testimonianza della comunità che ha al centro le Scritture dell’Antico Testamento. Poi ci saranno voci delle varie confessioni cristiane, e dopo le voci cristiane naturalmente vi saranno tutti coloro che ritenendo significativo il loro desiderio di proclamare questo testo lo leggeranno.
Naturalmente saranno dei brani già definiti, ci si iscriverà attraverso via informatica e si comincerà questo lungo itinerario che avrà al suo interno soprattutto questo scopo: cercare di proporre la Parola.
Una parola che risuoni solenne in mezzo alle molte chiacchiere che la stessa televisione offre, e che il nostro mondo attualmente usa, così da costituire quasi una specie di brusio, di rumore di fondo della civiltà contemporanea.
Queste invece sono parole che in qualche modo “incidono” ferite nell’abitudine, “incidono” messaggi, ed è per questa ragione che è significativo che la Parola sia letta in questa forma corale, in modo tale che non sia più concepita soltanto come una componente religiosa, ma sia una vera e propria testimonianza della cultura, della civiltà, dell’umanità.
Tant’è vero che qualora un non credente, un ateo, un agnostico o anche un musulmano o un appartenente ad un’altra religione desiderasse proclamare questa parola, non si esclude che lo possa fare.
L’importante è che appunto sia iscritto a questa lunga voce ininterrotta, che propone la Parola di Dio per i credenti, il grande testo della cultura e della civiltà occidentale per tutti.
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