Ne parla un articolo su La Voce, partendo dall’osservazione di come questi due “magisteri non sovrapponibili”, oltre ad avere la possibilità e necessità, di un equilibrio reciproco, abbiano anche un inevitabile punto di contatto: entrambi si riferiscono all’essere umano, di cui sono anche opera intellettuale e speculativa.
“La scienza – spiega il testo – ha da tempo sviluppato propri metodi di lavoro, accettati universalmente, tra cui il principio di sperimentabilità e riproducibilità (almeno delle osservazioni) ed il principio di falsificabilità”.
Per tali principi universali e per i variegati ambiti di provenienza degli scienziati, essa ha quindi una piena condivisibilità, e costituisce un metodo e un dominio di conoscenza maggiormente comune rispetto alla stessa teologia.
Ma se “la scienza è ricerca della verità sul creato”, essa può anche essere “di grande aiuto nel cammino personale di comprensione del mistero di Dio”, fino a divenire “una forma di esperienza contemplativa”. Infatti, da questo punto di vista, “l’impronta relazionale (trinitaria) del Creatore può essere intuita in tutto il creato: l’intero mondo emerge da relazioni”.
Link La Voce
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