da L’Osservatore Romano 25 marzo 2011
Un Dna etico
Da un’enciclopedia di bioetica la verità sull’uomo
di Carlo Bellieni
Nata in casa cattolica e aperta al mondo laico, l’Enciclopedia di Bioetica e Scienza Giuridica (Napoli, Edizioni Scientifiche Italiane, 2009-2010), diretta da Elio Sgreccia e Antonio Tarantino, porta un segnale importante di innovazione e si presenta come uno strumento utile nel dibattito etico. L’aspetto più nuovo è che ogni voce, di norma, è divisa in quattro sezioni: una etica, una medica, una di diritto romano e una sui diritti positivi moderni. Un peso di rilievo viene quindi dato all’aspetto giuridico dell’opera, e alla possibilità di guardare un argomento da diversi orizzonti, come spiegano nella Premessa dell’opera (programmata in dodici volumi) i direttori, il presidente emerito della Pontificia accademia per la vita, il cardinale Elio Sgreccia, e il professor Antonio Tarantino.
Quale è la funzione di un’enciclopedia di bioetica così fatta? Quella di “superare i rischi delle ideologie”, di “rispettare il pluralismo etico e religioso” e di “dire come sono le cose nella loro realtà naturale”, spiegano i curatori. Ciò significa che non si tratta di una trattazione dogmatica, ma aperta ai contributi di esperti di varia provenienza, ma con l’attenzione costante alla legge naturale, punto di riferimento di tutta l’opera, di cui è interprete storico il diritto romano; e al bene integrale della persona. Il coordinamento scientifico delle voci mediche è affidato al professor Adriano Bompiani, mentre al professor Pierangelo Catalano sono affidate alcune voci presenti nella sezione di diritto romano.
Cosa ci attendiamo da un’enciclopedia di bioetica? Uno sguardo unitario e una chiave di lettura che, magari al di là della singola argomentazione, mostrino il valore cui l’opera si ispira. Garantisce questo aver avuto come curatore della parte bioetica il presidente della Pontificia accademia per la vita, monsignor Ignacio Carrasco de Paula, esperto bioeticista che ha l’arduo compito di far suonare sinfonicamente tante personalità e sensibilità diverse. Serve uno sguardo unitario, perché uno dei principali problemi oggi è che si parla tanto delle conseguenze, dei metodi e dei cavilli, ma ben poco dei rimedi, dove il primo rimedio è ricostruire un Dna etico, quello che il Papa chiama “grammatica morale”.
Il problema non è quale metodo fecondativo o eutanasico sia meno gravoso o più contestabile, ma riprendere a dire la verità sull’uomo, e sulle conseguenze di scelte errate.
Purtroppo in quasi tutte le principali riviste internazionali di bioetica hanno diritto di cittadinanza solo autori che hanno afferenza ad una visione utilitarista-consequenzialista o ad una visione principialista dell’etica. La sfida è quella di uscire da questa stretta con una strumento non confessionale ma aperto, in grado di dare una visione delle cose aderente ad una legge naturale, inscritta nel cuore dell’uomo e nel profondo della natura.
© L’Osservatore Romano
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