da L’Osservatore Romano 10 aprile 2011
Sì del Senato francese alla ricerca sull’embrione
Prosegue l’iter parlamentare della legge sulla bioetica criticata dai vescovi
Parigi, 9. Il Senato francese ha adottato ieri, in prima lettura, il progetto di legge sulla bioetica teso a modernizzare la legge del 2004 sulla pratica della biomedicina. In particolare, contro il parere del Governo, ha autorizzato la ricerca regolamentata sull’embrione e sulle cellule staminali embrionali. Il testo è passato grazie alla sinistra, che ha votato compatta il provvedimento, mentre la maggioranza di centro-destra si è divisa, nonostante avesse presentato due emendamenti (entrambi respinti), con i quali intendeva mantenere il divieto di ricerca, irrigidendo la normativa in materia.
I senatori, modificando il testo adottato dall’Assemblea nazionale il 15 febbraio, hanno deciso di passare dall’attuale regime di proibizione (con possibilità di deroga) della ricerca sugli embrioni e sulle cellule staminali embrionali, a un'”autorizzazione regolamentata”. In estrema sintesi, la ricerca sulle cellule staminali embrionali potrà essere condotta solo se quella operata su altri tipi di cellule staminali non offrirà le stesse potenzialità in termini di cura. Il Senato ha inoltre esteso l’assistenza medica alla procreazione, aprendola a “tutte le coppie”, quindi, di fatto, anche a quelle formate da donne. Resta invece l’anonimato per i donatori di gameti, mentre è stata respinta la richiesta di autorizzare la maternità surrogata. Ma la battaglia sulla legge è tutt’altro che finita: mentre il testo è stato inviato all’Assemblea nazionale per la seconda lettura, il ministro del Lavoro, dell’Impiego e della Sanità, Xavier Bertrand, ha annunciato che il Governo tornerà sui due punti più controversi – ricerca sull’embrione e allargamento dell’assistenza medica alla procreazione – durante il nuovo passaggio parlamentare.
Erano dunque fondati i timori del cardinale André Vingt-Trois, che, martedì scorso, aprendo i lavori dell’assemblea plenaria dei vescovi di Francia, aveva auspicato che i senatori non aggravassero le disposizioni votate dalla maggioranza dei deputati e non aprissero la strada a un “eugenismo di Stato”, all’autorizzazione generale di utilizzare l’embrione umano come materiale di ricerca e alla strumentalizzazione del corpo delle donne. “Cedere a queste tentazioni – aveva detto il porporato – farebbe violenza al rispetto dovuto a ogni essere umano, sarebbe un’aggressione nei confronti dei principi fondamentali che garantiscono il patto sociale”.
Il presidente della Conferenza episcopale, nel suo discorso, aveva esaltato i risultati prodotti dall’ampio dibattito sulla bioetica tenuto l’anno scorso nel Paese, che ha permesso di sottolineare come “la valutazione etica dei programmi di ricerca non possa limitarsi al parere degli specialisti o alle pressioni degli interessi economici”. Qualsiasi ricerca “non è giustificata dalla generosità annunciata o reale dei suoi obiettivi e delle sue intenzioni. Mai il fine giustifica i mezzi”, ha concluso Vingt-Trois. Non c’è ancora una reazione ufficiale da parte dei vescovi francesi alle decisioni prese in Senato, ma nei giorni scorsi, sulle pagine di “Le Monde”, il vescovo ausiliare di Parigi, Jérôme Beau, direttore del Collegio dei Bernardini, e padre Brice de Malherbe, co-direttore del dipartimento di etica biomedica del Collegio nonché consultore del Pontificio consiglio per la famiglia, avevano duramente risposto a un violento attacco sul ruolo dei cattolici nel dibattito sulla bioetica, condotto da due responsabili dell’Istituto delle cellule staminali per il trattamento e lo studio delle malattie monogeniche di Evry, Marc Peschanski e Cécile Martinat. Nel loro articolo, intitolato L’Eglise a sa place dans les débats sur l’éthique médicale, monsignor Beau e padre de Malherbe affermano che i cattolici “accettano volentieri il confronto con punti di vista differenti” ma non di “essere trattati da nemici della scienza e da bugiardi”. Il fatto che l’embrione sia un essere umano fin dal concepimento, scrivono, “non è un’opinione ma una realtà antropologica sostenuta dai dati della scienza”. La pratica della procrezione medicalmente assistita, la ricerca sull’embrione e sulle cellule staminali embrionali “sollevano importanti questioni etiche”. La Chiesa vi vede una “questione di umanità”.
© L’Osservatore Romano
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