Il volume è stato presentato il 27 maggio 2011 a Roma, presso la Pontificia Università Gregoriana.
La STOQ Conference (cfr. SRM), con il Patrocinio del Pontificio Consiglio della Cultura, era stata organizzata nell’ambito del Progetto STOQ presso l’università, nel mese di marzo del 2009; nell’Anno Internazionale di Darwin, un modo per fare il punto sullo stato dell’arte delle ricerche sulle teorie evolutive e promuovere una discussione in cui i risultati delle indagini delle scienze naturali siano arricchiti dalle interpretazioni filosofiche e teologiche; un approccio di dialogo tra discipline diverse, che ancora oggi sono falsamente viste da troppi in contrapposizione.
Nel suo messaggio di saluto il Cardinale Gianfranco Ravasi, Presidente del Pontificio Consiglio della Cultura (che coordina il Progetto STOQ) ha spiegato che “La Chiesa non condannò mai Charles Darwin, né la sua teoria dell’evoluzione. Tuttavia, molte persone sono ancora convinte che si opponga a questa teoria scientifica”. Nonostante i grandi sforzi per sfatare questa idea errata, è quindi sempre necessario “adoperarsi sul versante della divulgazione culturale” in questo senso, al fine di “giungere a quella visione unitaria e organica del sapere che auspicava Giovanni Paolo II nell’Enciclica Fides et ratio”.
Delle attuali prospettive negli studi genetici connessi alla teorie evolutive, e delle eventuali opportunità, rischi e implicazioni etiche derivanti dagli sviluppi tecnici in questo campo, ha parlato il prof. Werner Arber, Premio Nobel per la medicina e Presidente della Pontificia Accademia delle Scienze, nel suo intervento su “Il Darwinismo molecolare nel contesto dello sviluppo sostenibile”.
Arber ha anche sottolineato come i forti interessi economici in questi ambiti finiscano troppo spesso per condizionare obiettivi e applicazioni delle ricerche scientifiche.
Alla presentazione del volume erano presenti anche due tra i tre curatori, il prof. Gennaro Auletta, il prof. Marc Leclerc e il prof. Rafael Martínez, docenti delle Università Gregoriana e Santa Croce, i quali hanno voluto sottolineare quanto siano irreali i conflitti tra fede e scienza, per lo più basati su visioni filosofiche scientiste e materialiste, e su contrapposizioni ideologiche, anziché su confronti ragionati e motivati tra due ambiti che non possono certo sovrapporsi, ma sono, nonostante i fraintendimenti e le strumentalizzazioni in questo senso, complementari, grazie anche alla mediazione della filosofia, necessaria e sufficiente per collegare tra loro questi due diversi piani di interpretazione del reale.
Auletta ha anche stigmatizzato l’ideologismo opposto, sempre di natura intellettualistica, di vedere la “conoscenza scientifica” come “una conoscenza di serie B che ha a che fare con alcune questioni empiriche o di poco conto”; in realtà la scienza “è conoscenza della verità nel senso più pieno della parola”, e “una filosofia e una teologia che non sono in grado di recepire questo, di fare i conti con questo”, rischiano di condannarsi “a priori a una morte rapida, perché una filosofia senza scienza rischia di scivolare nell’estetismo del relativismo”.
E come escludere la visione spirituale del mondo, o relegarla ad un ambito individuale, intimistico, se non di mera tradizione, frammenta la pienezza delle conoscenza, si riduce a mero materialismo, e esclude una componente fondamentale dell’essere umano, della società, della cultura e, dal punto di vista dei credenti, della realtà che ci circonda, così per Auletta “sottovalutare quello che la scienza ha da dirci sul nostro universo sarebbe veramente un gravissimo errore”.
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