La cerimonia ufficiale per il conferimento del Premio Ratzinger, in questa sua prima edizione, ha offerto a Papa Benedetto XVI una naturale opportunità per tornare a parlare del rapporto tra scienza e teologia, analizzandone e risolvendone anche alcune delle principali criticità.
“La teologia – ha spiegato il Santo Padre – è scienza della fede, ci dice la tradizione. Ma qui sorge subito la domanda: è davvero possibile questo? O non è in sé una contraddizione? Scienza non è forse il contrario di fede? Non cessa la fede di essere fede, quando diventa scienza? E non cessa la scienza di essere scienza quando è ordinata o addirittura subordinata alla fede?”.
Domande difficili da risolvere, se si cede alla tentazione di ritrarsi, scienziati e teologi, ciascuno nei propri ambiti di competenza, o, come quando “nell’età moderna, la teologia in vasti ambiti” si è “ritirata primariamente nel campo della storia, al fine di dimostrare qui la sua seria scientificità”.
Come fare? É necessario, spiega il Pontefice, riscoprire un corretto “uso della ragione” evitando che “le grandi questioni dell’umanità” cadano “fuori dell’ambito della ragione” e vengano “lasciate all’irrazionalità”. Un approccio che conduce a una sana e “autentica teologia”, con la quale “la fede retta orienta la ragione ad aprirsi al divino, affinché essa, guidata dall’amore per la verità, possa conoscere Dio” in modo più adeguato e veritiero.
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