In una interessante intervista su MIT News, magazine online del Massachusetts Institute of Technology, il Cappellano d’Istituto del MIT, il dr. Robert M. Randolphe, racconta come ricerca scientifica e tecnologica e religione possano convivere nella più innovativa e famosa istituzione scientifica accademica; una convivenza, spiega brevemente Randolphe, che appare già dal suo ruolo, e che si estende ovviamente anche al modo in cui scienziati e ricercatori vivono la propria fede.
Così, mentre da una parte è possibile definire la comunità dell’MIT come “particolarmente religiosa”, considerando la religione nel suo senso più ampio di spiritualità, dall’altra parte è invece frequente il doversi confrontare con le possibili contraddizioni tra fede e scienza, con la loro presunta incompatibilità reciproca, su cui Randolphe ovviamente non concorda, citando ad esempio la conferenza in cui il famoso genetista Francis Collins, padre del DNA e direttore del National Institutes of Health, parlo della realtà di “essere un Cristiano e credere nelle origini evolutive”, mostrando un “ottimo esempio di come si possa essere uno scienziato e un credente”.
Presso l’MIT è attivo l’Addir Interfaith Program, programma di studi inter-religiosi diretto a studenti di varie fedi e posizioni teologiche e filosofiche, e con analoghi obiettivi si è recentemente svolto l’evento Religions 101: Buddhism, Christianity, Islam, and Judaism, the Basics (cfr. SRM).
Link MIT News – Addir Interfaith Programe, MIT
fonte e immagine: MIT News – MIT-Massachusets Institute of Technology
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