Intervistato da Il Sussidiario per un giudizio critico sull’ultimo libro del filosofo della scienza Telmo Pievani, La vita inaspettata, l’antropologo dell’Università di Bologna Fiorenzo Facchini spiega quello che considera “il limite dell’approccio scientista”, di Pievani come di altri intellettuali, ovvero di coloro “che escludono altre forme di conoscenza che non siano quelle raggiunte dalle scienze positive” e in questo modo quindi negano “che possano esservi delle risposte su altri piani che non siano quelli delle scienze”.
C’è però un problema, avverte Facchini: “chi mai ha detto che il mondo creato da Dio è perfetto e che tutto funziona bene? Basta guardare all’uomo, a quello che combina con la sua libertà. E allora? Ciò esclude che possano esservi delle risposte alle domande che si pongono? Certamente non vanno cercate nella scienza, ma nella capacità di ragionare e nella fede”.
Così, se da una parte anche Pievani riconosce l’inevitabilità e necessità di un’etica umana, condivisa, che sia fondamento della società e del vivere civile, dall’altra parte sostenere “che vi siano delle ragioni scientifiche per non credere e che le scienze naturali siano l’unica sorgente di conoscenza attendibile sul mondo” vuol dire fare “affermazioni che non stanno in piedi”, con una posizione scientista “che ispira il naturalismo” e che si rivela però “una posizione obsoleta, che spesso riaffiora con intenti polemici, poco costruttivi”.
Link Il Sussidiario
foto: Paolo Centofanti
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