Di Margherita Hack
Questo il titolo del recente libro dell’astrofisica Hack, presentato ufficialmente dalla stessa autrice in un evento-dibattito al Festival della Scienza di Genova.
Edito da Dalai Editore, presenta non solo il modo in cui la celebre scienziata vive la sua professione e passione di astronoma, ma anche la sua personale visione di come la scienza, e l’astrofisica in particolare, possano interfacciarsi e dialogare con la religione e la religiosità.
“In questi ultimi decenni – ha spiegato la Hack nell’incontro – la scienza ha fatto passi incredibili, portando alla luce del grande pubblico molti meccanismi del cosmo, senza pretese di incontrovertibilità”, definendo così “un importante punto di demarcazione con la Fede, intesa in senso religioso”.
Per la scienziata, che non esclude comunque in alcun modo la religione e la spiritualità, scienza e fede hanno sicuramente in comune la curiosità “davanti a quello che non si capisce”, però “mentre la mente religiosa si affida all’idea di una volontà ordinatrice e superiore, dalla quale scaturisce la scintilla che fa nascere la vita e ne regola le forme, la scienza si concentra sul come: ovvero cerca di interpretare e rendere note le dinamiche che regolano le forme assunte dalla materia e le forze cui la materia stessa va soggetta, accettando l’ipotesi che dietro a queste forze non esista alcun disegno”.
Queste due differenti visioni interpretative del mondo si troverebbero così a osservarsi con reciproco scetticismo, senza alla fine potersi effettivamente comprendere l’una l’altra fino in fondo.
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