L’Osservatore Romano ha pubblicato un’anticipazione delle lezioni che il filosofo britannico Richard Swinburne, illustrando anche la propria visione della teologia naturale, ha poi tenuto alla Pontificia Università Urbaniana di Roma dal 22 al 24 novembre scorsi.
Per Swinburne, speculare sull’esistenza e sull’essenza di Dio, conduce inevitabilmente anche a confrontarsi con l’ateismo: “il problema di Dio – spiega – ha interessato da sempre i non credenti, così come il fenomeno della non credenza è diventato dall’inizio un problema teologico. Ambedue costituiscono delle ricerche, una di Dio, l’altra della sua assenza”.
La differenza tra le due possibile modalità di interpretazione dell’Assoluto, si manifesta però anche nella razionalità o ragionevolezza di ciascuna. E guardando bene, è proprio l’ipotesi teista “che afferma l’esistenza di un Dio che crea e conserva l’universo, e che agisce sul mondo fisico e personale senza dipendere da esso” quella che si dimostra specualtivamente e logicamente come più razionale e più ragionevole.
Link SRM, cortesia L’Osservatore Romano
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