Scienza e fede non possono escludersi a vicenda, e non possono nemmeno prescindere l’una dall’altra; così il Cardinale Gianfranco Ravasi nella lectio magistralis del 6 marzo scorso su Il ruolo del Pontificio Consiglio della Cultura in rapporto al dialogo Scienza e Fede.
Nonostante negli ultimi secoli, principalmente dall’illuminismo ad oggi, si fosse progressivamente creata una dicotomia tra religione e ricerca scientifica, “ci si è accorti sempre di più, che una pura conoscenza scientifica, tante volte, è in realtà solo tecnica, non esaurisce la complessità del reale”; perché “la stessa esistenza umana ha bisogno – per essere definita in maniera completa – anche di criteri che sono ad esempio estetici, come la bellezza, la poesia, l’arte che insegnano delle verità che la scienza, per sua natura, non considera”.
Una scienza che si ponga come unico strumento interpretativo del mondo, esclusivamente razionale e fisico, non è quindi la vera “grande scienza”, che per il presidente del Pontificio Consiglio della Cultura è tale solo quando “è una realtà umanistica – oltre che scientifica – globale”.
Allo stesso tempo, la religione non può rispondere a domande scientifiche, tecniche, sull’Universo, e sulla realtà fisica che ci circonda.
A maggior ragione oggi, in un periodo in cui la religione stessa è arrivata ad avere “certamente il riconoscimento da parte della scienza, dei due livelli sui quali si collocano da un lato il percorso scientifico in senso stretto, e dall’altro il percorso teologico”.
Con un grande importante cambiamento intellettuale: riconoscere la dignità dei percorsi che ha la conoscenza umana, sia attraverso l’esperienza scientifica, sia attraverso la riflessione teologica”.
Così, scienza e religione devono e possono procedere parallelamente, dando all’Uomo due possibili e inscindibili, anzi complementari modalità di comprensione del mondo.
Link Radio Vaticana
Scienza e fede non possono escludersi a vicenda, e non possono nemmeno prescindere l’una dall’altra; così il Cardinale Gianfranco Ravasi nella lectio magistralis del 6 marzo scorso su Il ruolo del Pontificio Consiglio della Cultura in rapporto al dialogo Scienza e Fede.
Nonostante negli ultimi secoli, principalmente dall’illuminismo ad oggi, si fosse progressivamente creata una dicotomia tra religione e ricerca scientifica, “ci si è accorti sempre di più, che una pura conoscenza scientifica, tante volte, è in realtà solo tecnica, non esaurisce la complessità del reale”; perché “la stessa esistenza umana ha bisogno – per essere definita in maniera completa – anche di criteri che sono ad esempio estetici, come la bellezza, la poesia, l’arte che insegnano delle verità che la scienza, per sua natura, non considera”.
Una scienza che si ponga come unico strumento interpretativo del mondo, esclusivamente razionale e fisico, non è quindi la vera “grande scienza”, che per Ravasi è tale solo quando “è una realtà umanistica – oltre che sciantifica – globale”.
Allo stesso tempo, la religione non può rispondere a domande scientifiche, tecniche, sull’Universo, e sulla realtà fisica che ci circonda.
A maggior ragione oggi, in un periodo in cui la religione stessa è arrivata ad avere “certamente il riconoscimento da parte della scienza, dei due livelli sui quali si collocano da un lato il percorso scientifico in senso stretto, e dall’altro il percorso teologico”.
Con un grande importante cambiamento intellettuale: riconoscere la dignità dei percorsi che ha la conoscenza umana, sia attraverso l’esperienza scientifica, sia attraverso la riflessione teologica”.
Così, scienza e religione devono e possono procedere parallelamente, dando all’Uomo due possibili e inscindibili, ma anzi complementari modalità di comprensione del mondo.
Link SRM
Lascia una risposta
Devi essere connesso per inviare un commento.