Breve storia delle truffe scientifiche.
Di Stefano Ossicini
Le persone sono spesso portate a credere che la scienza sia il regno dell’esattezza, della certezza, e che gli annunci di scoperte più o meno importanti, quando non epocali, siano meditati, ragionati, e comunichino alle comunità scientifiche e al pubblico solamente verità, se non assolute, al limite tali per le conoscenze scientifiche del momento; in realtà, non sono solo le teorie speculative a poter avere validità relativa; a volte anche dichiarate scoperte sperimentali si dimostrano successivamente essere frutto di affermazioni affrettate, se non essere delle vere e proprie bufale, spesso pure a causa di distorsioni dei mezzi di comunicazione, o del loro utilizzo, con relativi corollari di innescati casi mediatici, oppure per semplici ragioni economiche, in una società in cui anche scienziati e studiosi possono ad esempio avere la necessità di raggiungere obiettivi che giustifichino i sempre crescenti fondi per le loro ricerche. Una realtà inevitabile, nella scienza come in qualsiasi altro ambito di attività umana, ma che per Stefano Ossicini, che ha pubblicato questo libro per Neri Pozza Editore, forse nell’era della scienza moderna si verifica più spesso di quanto crediamo.
Così l’autore, professore di Fisica Sperimentale all’Università di Modena e Reggio Emilia, ricercatore all’Istituto nanoscienze del CNR di Modena e direttore del Centro Inter-dipartimentale EN&TECH per il risparmio energetico e le energie rinnovabili, citando il premio Nobel per la fisica Steven Weinberg, il quale affermava che, per quanto a sua conoscenza, «non vi è mai stato un caso di aperta falsificazione dei dati in fisica», ci spiega che in realtà “negli ultimi anni false scoperte, errori, risultati esagerati sono così aumentati che molti osservatori hanno concluso che non solo i truffatori debbano essere scovati e puniti, ma che la stessa struttura della ricerca scientifica sia da porre sotto indagine”.
Il volume racconta da questo punto di vista cento anni non solo di scienza, ma anche di “storie controverse, frodi, errori, illusioni prese dal fronte della scienza, dai raggi N alle nanotecnologie, dalla natura della luce ai nuovi elementi chimici, dalle forme dell’acqua alle energie inesauribili”
Per Ossicini il problema è strutturale, al punto di aver determinato “l’emergere di una nuova tipologia di fare scienza, una sorta di arrangiamento ibrido tra università, centri di ricerca, ruolo del pubblico, governi nazionali e sovranazionali, finanziatori e imprese private, dove il numero di ricercatori, esperimenti, analisi e pubblicazioni diventa sempre più grande mentre i normali meccanismi di controllo stentano a tenere il passo”, in un mondo accademico in cui “la competizione diventa più spietata, la ricerca più frammentata, sponsorizzata, sempre meno guidata dalla curiosità e dalla ricerca della verità”, mentre aumenta il conflitto etico tra economia, finanza, scienza e bene sociale.
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