Era il 13 ottobre del 1988, quando il cardinale Anastasio Alberto Ballestrero, custode della Sindone, annunciò al mondo in una conferenza stampa i risultati delle datazioni al radiocarbonio, che la collocavano in un periodo tra il 1260 e il 1390, per di più coerente con le prime testimonianze storicamente documentate sul Sacro Telo, nel 1353; analisi che furono poi pubblicate su Nature dopo alcuni mesi, e che fecero molto discutere, fino ai dubbi sollevati più recentemente anche da parti di scienziati sicuramente super partes: sia per i limiti delle metodiche utilizzate in quegli anni, sia per le probabili contaminazioni dovute alla storia stessa della Sindone, compresi gli incendi ai quali era scampata nei secoli, pur uscendone comunque danneggiata, e i successivi rammendi; così, oggi sulle datazioni al radiocarbonio pochi rivendicherebbero assoluta certezza, mentre aumentano e si fanno sempre più complesse le possibili ipotesi sulla formazione dell’immagine, alcune delle quali, negli ultimi anni, si basano spesso su eventi fisici eccezionali, tali da appartenere, teoricamente, alla sfera dei miracoli, o comunque di fatti scientificamente non spiegabili nelle cause.
Nel frattempo, sono in fase di completamento i restauri della Cappella, realizzata dall’architetto Guarino Guarini alla fine del diciassettesimo secolo, in cui era custodita la Sindone, e che era stata quasi distrutta dal devastante incendio dell’aprile 1997; e si comincia a parlare di una nuova possibile ostensione nel 2015, anno in cui i lavori dovrebbero essere finiti, e nel quale cadrebbe anche il duecentesimo anniversario della nascita di Don Bosco, con un relativo grande afflusso di fedeli. Con due celebrazioni così importanti per la città di Torino, sembrerebbe naturale pensare ad una opportunità per una nuova ostensione, come ha affermato lo stesso arcivescovo della città, Cesare Nosiglia, il quale recentemente si è augurato che tale evento sia possibile, spiegando però pure che si tratta di “una decisione che va presa con ponderazione”, non solo perché la precedente ostensione ha avuto luogo nel 2010, quanto soprattutto perché in realtà valutarne la effettiva opportunità “dipende anche dalla Santa Sede”, ovvero da Papa Francesco I.
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