L’idea che scienza e fede siano perenne conflitto tra loro, senza possibilità di risolverlo o mediarlo in qualche modo, è un cliché difficile da sfatare. In realtà, considerando la religione e la scienza in modo obiettivo, cercando di coglierne l’intima essenza, si può arrivare a capire come tale conflitto esista apparentemente, come se fosse un miraggio.
Ne parla un libro del sacerdote benedettino Stanley Jaki, fisico e teologo, recentemente tradotto in italiano dal Master in Scienza e Fede dell’Ateneo Pontificio Regina Apostolorum, nell’ambito della collana Scienza e Fede – Saggi. Nel volume, dal titolo Il miraggio del conflitto tra scienza e religione – The Mirage of Conflict between Science and Religion, ISBN: 9788867880300, Jaki affronta anche il tema dell’attribuire il ruolo di scienza solo alle tradizionali scienze fisiche e naturali, come la fisica, la biologia, l’astronomia, la chimica; discipline per loro natura basate sui numeri, sulla matematica, che ne determinano la correttezza o irrealtà di tesi, ipotesi, esperimenti. Tale meccanismo non funziona però per la religione: le sue idee, le sue concezioni, non sono relativizzabili a numeri, né tramite tali numeri possono essere positivamente verificabili o negabili.
Ecco quindi la spiegazione: come discipline che si muovono su piani differenti tra loro, e con modalità di validazione e negazione totalmente differenti, le scienze e la teologia non possono nemmeno confrontarsi, per negarsi, contraddirsi o approvarsi. Paragonarle, e trovarle così in conflitto, non è reale, è una immagine costruita concettualmente dalla nostra mente: un miraggio intellettuale, appunto.
Nato nel 1924 e morto nel 2009, di origine ungherese, Jaki ha dedicato più diquarant’anni della sua vita accademica a studiare la storia e la filosofia della scienza, cercando di superare e ricomporre questo presunto dissidio. Una attività di studio che lo ha visto scrivere circa cinquanta libri e cinquecento articoli, tenere conferenze in molte delle più importanti università nel mondo, ricevere nel 1970 il premio Lecomte du Nouy e nel 1987 il premio Templeton, diventare Gifford Lecturer all’Università di Edimburgo, Fremantle Lecturer al Balliol College di Oxford, membro onorario della Pontificia Accademia delle Scienze, membre correspondant dell’Accademia Nazionale di Scienze, Lettere e Arti di Bordeaux.
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