La Sindone, oggetto sicuramente misterioso, autentica reliquia della passione, morte e resurrezione di Cristo, icona della sua sofferenza per altri, è costantemente al centro di diatribe, più o meno scientifiche, sulla sua realtà, e di studi, o a volte presunti tali, tesi a dimostrane l’autenticità o la falsità.
Studi che finora non hanno potuto dare risposte definitive né alla effettiva datazione del Sacro Telo, né ovviamente al suo essere o non essere il lenzuolo funebre che avvolse il corpo di Gesù. E che quando vengono pubblicati e annunciati, spesso non mancano di suscitare forti aspettative tra chi crede o tra i suoi detrattori, e di creare casi mediatici più o meno eclatanti, anche se non di lunga durata, proprio per la non definitività di tali ricerche.
L’ultimo caso è apparso in questi giorni sulle pagine della rivista scientifica New Scientist n.2963, in un articolo pubblicato il 2 aprile 2014 con il titolo Shroud of Turin depicts Y-shaped crucifixion. La tesi è che le macchie di sangue presenti sulle braccia e le mani del corpo dell’Uomo della Sindone, non sarebbero compatibili con la tradizionale iconografia di crocifissione, ovvero con le braccia a T, perpendicolari al corpo e al braccio verticale della croce. Mostrerebbero invece le tracce di una crocifissione con le braccia ad Y, ovvero posizionate in alto, al di sopra della testa. Il testo è corredato da immagini fotografiche e da un video, See how blood drips from different crucifixion positions, che mostrano alcune parti dello studio, e che dovrebbero dimostrarne le conclusioni come veritiere.
Autori della ricerca, presentata nel mese di febbraio in un convegno della American Academy of Forensic Sciences di Seattle, l’antropologo forense Matteo Borrini, dell’Università John Moores di Liverpool, e Luigi Garlaschelli, ricercatore al dipartimento di chimica organica dell’Università di Pavia, già noto per aver realizzato e presentato, nel 2009, alcuni esperimenti (cfr. SRM) che a suo dire, utilizzando ad esempio un colorante come l’ocra, avrebbero dimostrato la falsità della Sindone. Uno studio che però si è dimostrato poco consistente per molte ragioni, tra cui, come del resto affermato dallo stesso Garlaschelli (cfr. Cicap), le differenti caratteristiche fisico-chimiche delle fibrille di tessuto presenti sulla Sindone e sull’esperimento da lui realizzato.
Anche lo studio di Borrini e Garlaschelli sembra però tutt’altro che conclusivo, il che del resto è naturale, quando si parla di ipotesi scientifiche, soprattutto quando avanzate su oggetti misteriosi e inafferrabili come la Sindone, su cui da oltre un secolo si stanno confrontando brillanti studiosi.
Oltre ad essere contraddetta da altre decennali ipotesi contrarie formulate da altri studiosi di grande spessore umano e scientifico, ricerche che non vengono demolite punto per punto da questo nuovo studio, la ricerca non considera che già da decenni si ipotizza che l’Uomo della Sindone si sia mosso alternativamente da un lato all’altro della croce, nei limiti che il suo essere inchiodato al legno gli permetteva, sia per poter respirare meglio e evitare così l’asfissia, sia per cercare di alleviare il dolore cambiando posizione. Conseguentemente, sarebbe passato dalla posizione con le braccia a T, a posizioni in cui cercava di inclinarsi a sinistra o a destra, per cui ad esempio il braccio destro sarebbe stato teso e parallelo al suolo, mentre il sinistro si sarebbe trovato piegato, e viceversa.
Link New Scientist
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