La fecondazione assistita, o artificiale, non è una scoperta di questi ultimi decenni: già nel 1762 Stephan Ludwig Jacobi, e nel 1777 Lazzaro Spallanzani, effettuarono esperimenti su animali. Sperimentazioni che sollevarono immediatamente profondi interrogativi etici, oltre che accuse, soprattutto a Spallanzani, dal mondo scientifico e culturale, per quella che allora veniva considerata, più che una non ortodossia scientifica, un intervento contro natura.
Da questi primi esperimenti, si è più tardi arrivati a sviluppare tecniche per aiutare o indurre la riproduzione umana anche in situazioni di impedimenti da patologie, con interventi che vanno ad esempio dalla fecondazione omologa, in cui entrambi i genitori legali sono anche i genitori naturali, a quella eterologa, in cui nel caso di sterilità del futuro padre interviene un donatore esterno. Pratiche mediche che comportano purtroppo anche i rischi di tentazioni eugenetiche, e sollevano numerose obiezioni e critiche da parte del mondo cattolico.
Di queste tecniche, e delle problematiche mediche e etiche connesse, si parlerà a Roma, all’Ateneo Pontificio Regina Apostolorum, martedì 6 maggio 2014, in un incontro del Master in Scienza e Fede. Offerta dalla professoressa Giorgia Brambilla, con il titolo La questione della cosiddetta fecondazione assistita, questa conferenza è parte del modulo e si svolgerà nell’aula magna dell’università, dalle 17.10 alle 18.40.
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