Papa Francesco pochi giorni fa ha parlato della necessità di accogliere nella Chiesa chiunque voglia realmente convertirsi, di non chiudere le porte all’individuo che voglia sinceramente diventare cristiano, né conseguentemente allo Spirito Santo che abbia ispirato in lui una tale volontà. Molti si chiedono però se l’eventuale scoperta dell’esistenza di forme di vita su altri pianeti, se non addirittura il contatto con una qualche civiltà extraterrestre, avrebbe conseguenze sulle religioni attuali, mettendone in discussione dogmi e fondamenti, e se non potrebbe indurre ad una crisi globale dello stesso sentimento di fede e della religiosità tra i credenti. Oltre ovviamente a contraddire, o comunque dover discutere le interpretazioni delle scritture sacre elaborate dai teologi in questi secoli.
Mentre il secondo punto sarebbe inevitabile, ma non porterebbe comunque ad un crollo delle religioni, semplicemente ad una loro ridefinizione, la prima questione è più delicata, e dipende probabilmente anche dalla saldezza della fede del credente. Su tale argomento sono stati condotti alcuni studi, tra cui quello interreligioso realizzato nel 2008 dal CTNS – Center for Theology and the Natural Sciences at the Graduate Theological Union, con sede a Berkeley, California. In un periodo, quindi, in cui il rapporto tra fede e scienza era ancora ampiamente visto come conflittuale, se non irrisolvibile.
Guidata dal professor Ted Peters, docente del Pacific Lutheran Theological Seminary, questa ricerca aveva coinvolto oltre 1300 persone, tra non credenti e fedeli delle principali religioni: cristiani, tra cui cattolici, ortodossi, mormoni, protestanti; ebrei; buddisti; musulmani. Ne emerse che per l’ottanta per cento dei credenti, l’incontro con gli extraterrestri non avrebbe messo in discussione la fede, mentre per la maggioranza dei non credenti sarebbe stato inevitabile.
Lascia una risposta
Devi essere connesso per inviare un commento.