Da oltre un secolo gli scienziati cercano di definire correttamente la struttura e il funzionamento del cervello, e negli ultimi anni gli studiosi pensavano che a breve sarebbe stato possibile definirne una mappa affidabile; in realtà, sembra che sarà necessario altro tempo per riuscirci, come dimostrerebbe uno studio dagli Stati Uniti, realizzato da un gruppo di ricercatori dell’Università Stanford di San Francisco, California: gli autori principali sono Joanna Mattis, dottoranda, e Julia Brill, docente associata; coautori Talia Lerner, Thomas Davidson, Minsuk Hyun e Charu Ramakrishnan.
Pubblicata il 27 agosto 2014 sul Journal of Neuroscience, la ricerca avrebbe stabilito, utilizzando la tecnica optogenetica, che il modo in cui il nostro cervello funziona non è causato solamente dalle connessioni neuronali, ma anche dal potenziale elettrico dei segnali che intercorrono tra i neuroni stessi. Tali segnali sarebbero quindi altrettanto importanti, se non oltre, della struttura neuronale, perché ad esempio la loro maggior forza o debolezza comporterebbe differenze nell’effetto determinato nel momento in cui vengono ricevuti. I ricercatori non hanno però al momento potuto capire quali siano le differenze funzionali tra segnali più o meno forti.
Link Stanford University immagine: Wikipedia
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