Consapevolezza, coscienza, libertà di valutare, scegliere e decidere, piuttosto che costrizioni indotte dai nostri modelli mentali e dalle nostre abitudini; sono alcune delle questioni fondamentali, per le neuroscienze, l’etica e la filosofia, affrontate nel libro La strana coppia. Il rapporto mente-cervello da Cartesio alle neuroscienze, del neuro-fisiologo Piergiorgio Strata. Pubblicato nel 2014 da Carocci Editore nella collana Città della scienza, ISBN: 9788843073641, il volume non è certamente a favore dell’idea del libero arbitrio, anzi cerca di dimostrare come sia solamente una illusione.
Cita casi medici e giudiziari famosi, teorizza che qualsiasi decisione prendiamo non è frutto della nostra libera volontà, ma di predeterminati processi biochimici del nostro cervello: inutile e illusorio credere diversamente, pensare di poter scegliere. Lo spiega brevemente la stessa presentazione del libro, descritto come “un lungo viaggio per indagare la mente e le cause dell’oscurantismo che in passato si è opposto al suo studio: dal dualismo di Cartesio alla scoperta della mente inconscia, fino alle attuali conoscenze sui fondamenti biologici di fenomeni quali la socializzazione, l’amore, l’emarginazione, l’aggressività e il piacere di odiare. Un viaggio che non trascura l’emergere della coscienza e l’illusione del libero arbitrio: temi di filosofia morale e della mente rivisitati alla luce delle nuove teorie, con le immancabili ricadute sul sistema giudiziario.”
Con conseguenze inevitabili e potenzialmente stravolgenti, se tale idea fosse reale, per la nostra stessa concezione dell’uomo, per ciò che pensiamo di scegliere e poter fare, per il sistema giudiziario, che non avrebbe realmente colpevoli, nemmeno tra i peggiori omicidi: solamente vittime eterodeterminate della propria realtà genetica o epigenetica, del proprio dna e delle proprie esperienze. Una tesi, quella di Strata, sicuramente riduzionista e determinista, che però non spiega molte questioni.
Si potrebbe risolvere la questione con una battuta, ovvero che effettivamente spesso si presenta il dubbio che almeno per alcuni sia veramente impossibile prescindere da meccanismi predeterminati e da filtri che consentono solo una visione distorta della realtà; che quindi non scelgano, se non forse nemmeno comprendano bene, ciò che fanno. In realtà la questione è realmente delicata e pericolosa: abolire l’dea che sia possibile scegliere, decidere, trasformerebbe il nostro mondo in una realtà senza senso, in cui alla fine sarebbe sufficiente ad esempio far analizzare il proprio dna, per sapere in anticipo se nella vita si avrà successo o si fallirà, quale sarà la nostra professione, se saremo bravi cittadini, o degli asociali, o persino pericolosi sociopatici.
Nato ad Albenga nel 1935, Strata nel 1960 si è laureato in medicina e chirurgia alla Scuola Normale Superiore di Pisa; ha insegnato neurofisiologia prima all’università di Pisa, poi all’università. di Torino, dove attualmente è professore emerito. Negli anni sessanta ha svolto attività di ricerca a Canberra e Chicago con il Premio Nobel John Eccles. Si è occupato soprattutto di memoria, neurofisiologia del cervelletto, plasticità del cervello. Dirige lo European Brain Research Institute – l’EBRI, dove ha lavorato con la fondatrice, Rita Levi Montalcini; è anche presidente dell’Istituto nazionale di neuroscienze. Membro dell’Academia Europaea, nel 2004 ha ricevuto dall’Accademia Nazionale dei Lincei il Premio Feltrinelli.
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