Una mostra a Roma, dedicata ad alcuni dei grandi maestri della storia dell’Astronomia, che con il loro lavoro scientifico sperimentale e il loro pensiero speculativo e teorico hanno posto le basi per dell’astrofisica e dell’astronomia moderne. La rassegna espositiva si intitola Magistri astronomiae dal XVI al XIX secolo: Cristoforo Clavio, Galileo Galilei e Angelo Secchi, e copre appunto quattro secoli di storia della scienza; curata da Paola Minetti con la consulenza scientifica di Martìn M. Morales SJ, direttore dell’Archivio Storico della Pontificia Università Gregoriana, dal 17 Novembre 2014 al 13 febbraio 2015 la mostra sarà visitabile gratuitamente dal lunedì a venerdì, dalle ore 10.30 alle ore 18.30.
Allestita nello Spazio Espositivo Tritone, in via del Tritone 132, espone documenti storici, molti dei quali da poco restaurati, strumenti dell’epoca o loro repliche contemporanee. Tra i documenti, è possibile osservare anche una lettera autografa di Galileo Galilei, in cui il famoso studioso toscano annota osservazioni sulla Luna, descrivendone la superficie; oppure testi di Angelo Secchi, astronomo e sacerdote, tra i maggiori esempi del possibile equilibrio tra scienza e fede, e il primo ad avere osservato lo spettro luminoso delle stelle; o il testo con cui Cristoforo Clavio descrive il calendario gregoriano. Tra gli strumenti, troviamo un cannocchiale originale del diciassettesimo secolo, astrolabi, un telescopio riflettore gregoriano, e il globo celeste della Biblioteca Nazionale Centrale di Roma, che ha contribuito a questa sezione della mostra insieme al Museo Astronomico e Copernicano dell’Inaf – Istituto Nazionale di Astrofisica. La sezione documentale è invece stata realizzata grazie alla disponibilità del Fondo Clavius dell’Archivio Storico della Pontificia Università Gregoriana, che recentemente ha digitalizzato i propri volumi e i documenti. Morales ha spiegato che proprio “grazie al progetto appena realizzato sul Fondo Clavius, sarà possibile tramandare le 299 lettere e i 7 manoscritti autografi alle generazioni future”; inoltre, tramite la digitalizzazione e “la tecnologia informatica questi documenti vengono messi finalmente a disposizione della comunità scientifica internazionale”.
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