Il 3 febbraio 2015, con 382 voti favorevoli e 128 contrari, la Camera dei Comuni, la camera bassa del Parlamento britannico, ha approvato e reso legale una nuova discussa tecnica di fecondazione artificiale, al centro di forti dibattiti etici. Sviluppata da alcuni scienziati della Newcastle University, tale procedura prevede infatti la produzione di embrioni con 3 genitori genetici: un padre e, di fatto, due madri. Verrebbe utilizzata, probabilmente già a partire dal prossimo anno, nei casi in cui le madri siano portatrici di patologie mitocondriali, trasmissibili nel patrimonio genetico del nascituro. Per evitarlo, la parte di dna mitocondriale difettoso della madre verrebbe sostituito con il dna di una donatrice sana.
La decisione del Parlamento britannico ha determinato forti reazioni: da una parte ha acceso naturali speranze in genitori portatori di patologie gravi trasmissibili geneticamente, tra cui ad esempio la distrofia muscolare. Dall’altra solleva però forti dubbi etici e medici, non solo da parte della Chiesa Anglicana e della Chiesa Cattolica: non per nulla il Regno Unito è la sola nazione ad avere approvato questo tipo di tecnica, che negli Stati Uniti ad esempio è stata vietata. I sostenitori, oltre ai vantaggi di esclusione di alcune patologie gravi, osservano che la porzione di dna donata e quindi trasmessa all’embrione dalla seconda madre è minima, circa lo 0,1%. In realtà, non sono poche le possibili obiezioni.
Di natura etica e genetica, ad esempio, perché le mutazioni al dna così determinate resteranno definitivamente nel patrimonio genetico del bambino che, una volta adulto, le trasmetterà anche ai propri figli e discendenti. Altro motivo, una tecnica di questo tipo sembra aprire la strada all’eugenetica, preparando giuridicamente e culturalmente il terreno a futuri interventi ancora più massivi di manipolazione del dna umano, a fini sia di procreare figli geneticamente sani, sia di poterne scegliere le caratteristiche estetiche, e le capacità fisiche o intellettive.
La notizia in questi giorni ha naturalmente avuto una forte attenzione da parte dei media, che la presentano ovviamente in modo variabili; citiamo al riguardo alcuni dei principali articoli. Anche quando si mostrano possibilisti, se non a favore, gli articoli non mancano però di ricordare quanto la decisione del Parlamento britannico e la tecnica genetica siano controverse e oggetto di forti critiche, proteste e opposizioni politiche e sociali.
Tra questi troviamo ad esempio l’Huffington Post: Gran Bretagna dà via libera a figli nati da 3 genitori. La tecnica aiuterà donne che soffrono di gravi malattie genetiche. Oppure La Repubblica: l’articolo Gb, “Sì” del parlamento al bimbo da 3 genitori biologici. segnala le opposizioni per rischi futuri di eugenetica. Il giornale ha anche parallelamente pubblicato una intervista allo scienziato olandese Han Brunner (che dirige la Società Europea di Genetica Umana), dal significativo titolo Bebè con tre genitori? Una tecnica in evoluzione: sono necessari nuovi studi per escludere ogni rischio.
Più neutro ad esempio il Sole 24 Ore: l’articolo Gran Bretagna, via libera a embrioni con tre genitori biologici spiega anche le ragioni scientifiche e etiche che portano a dubitare di tale tecnica e a volerla contrastare, come ha fatto ad esempio il professor Paul Knoefler, dell’Università della California; Knoefler ha infatti spiegato che “si tratta di terra inesplorata, e i rischi di complicazioni o malformazioni future sono notevoli”.
L’Osservatore Romano parla di “Uno spartiacque etico“, sottolineando come tale tecnica comporti anche la distruzione di embrioni umani. Su Avvenire Assuntina Morresi, nel suo commento critico Bimbi con il Dna di 3 persone, agghiacciante sperimentazione, sottolinea tra l’altro che questa tecnica, oltre a non essere sicura, è “una imponente manipolazione genetica applicata alla fecondazione assistita, e che la procedura si può considerare più o meno riuscita a seconda della qualità del prodotto, cioè del grado di salute dei bambini che ne nasceranno”.
Link Science
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