Giordano Bruno, filosofo, cosmologo e frate domenicano italiano, morto sul rogo a piazza Campo de’ Fiori il 17 febbraio del 1600, è considerato, e spesso anche utilizzato, come uno degli esempi della non conciliabilità tra fede e scienza. In realtà, pur non potendo negare che la sua condanna per eresia da parte dell’inquisizione sia stata una pagina nera nella storia della Chiesa, la questione, come per il caso Galileo, è alquanto più complessa di come viene descritta da alcuni media e soprattutto da parte di alcuni pensatori laici, storici, filosofi o scienziati. Inoltre, fa ovviamente parte di una realtà storica e culturale totalmente differente da quella attuale.
Nel mese di aprile del 2014 si è anche generato un piccolo caso mediatico, che ha coinvolto Papa Francesco e il teologo della liberazione Frei Betto, e che dimostra come vi sia ancora una errata attenzione sul caso Giordano Bruno. La vicenda mediatica è stata poi chiaramente definita dalla Chiesa, con un intervento pure di Padre Federico Lombardi; è spiegata brevemente come ultimo punto di questa analisi.
Resta il fatto che mentre da una parte Bruno viene celebrato in alcuni eventi e articoli come simbolo della lotta per la libertà, e contro l’intolleranza, è chiaramente anacronistico parlare di una Chiesa ancora oscurantista, nemica della scienze, del progresso, e del libero pensiero. Come è falso affermare, come accade di leggere in alcuni articoli, che la Chiesa quattro secoli dopo tali vicende ancora non abbia fatto mea culpa, mentre è strumentale affermare che non abbia provveduto a riabilitare la figura e il pensiero del filosofo campano.
Proprio in questi giorni ricorre l’anniversario dei 415 anni dalla morte di Bruno, finora però ricordato principalmente in eventi e notizie locali. Per quanto concerne gli eventi, fanno eccezione la presentazione nel mese di gennaio all’Accademia Nazionale dei Lincei e a febbraio alla Biblioteca Ambrosia di Milano (vedi i link, a notizie SRM) dell’opera enciclopedica Giordano Bruno: Parole, concetti, immagini, pubblicata da Edizioni della Normale in collaborazione con l’Istituto Nazionale di Studi sul Rinascimento. In questo caso si è trattato però di eventi culturali centrati sul pensiero filosofico di Bruno e che poco hanno ripreso la polemica dello scontro tra il pensatore e la Chiesa.
Dal punto di vista mediatico, si distacca invece dal tono medio un articolo de Il Sole 24 Ore, singolarmente intitolato Il sogno Bruno dell’Italia laica, e che preferisce tracciare una breve analisi storica dell’inaugurazione della statua di Giordano Bruno, avvenuta a Roma il 9 giugno del 1889, a poco meno di trenta anni dalla Breccia di Porta Pia, e delle reazioni favorevoli di parte dei cittadini, ostili invece di esponenti della Chiesa. L’articolo sembra un modo per riaffermare e quasi attualizzare nuovamente la distanza e la reciproca avversione tra Bruno e la Chiesa. Se non fosse che parliamo della storia di oltre 120 anni fa, in un periodo in cui erano naturalmente difficili e delicati gli equilibri politici e i rapporti diplomatici tra il Vaticano e il nuovo stato italiano, al quale tra l’altro ricordare la vicenda di Bruno era indubbiamente comodo per ragioni politiche e di ricerca di consenso sociale. Oggi la realtà è chiaramente differente, cosa di cui non parla l’articolo.
Parlando di altri eventi, concentrati invece su Bruno come eroe del laicismo, a Roma ad esempio sono stati organizzati una piccola cerimonia per ricordare Bruno, e il convegno Je suis laique, mentre a La Spezia l’UAAR, con un gazebo commemorativo, ha organizzato l’iniziativa Accendi una candela per Giordano Bruno. A Nola, sua città di nascita, è stata deposta una corona di fiori ai piedi della sua statua, e il 21 febbraio è previsto un convegno in una sede laicamente significativa, la chiesa sconsacrata dei Santi Apostoli.
Senza approfondire i contenuti e i messaggi di notizie e eventi, bisogna ricordare due punti fondamentali di cui si accusa ancora oggi la Chiesa: uno il suo presunto mancato mea culpa per ciò che accadde a Bruno, l’altro per la mancata riabilitazione della sua dottrina filosofica.
Relativamente al primo punto, in realtà già il 17 e 18 febbraio 2000, in coincidenza con l’Anno del Giubileo, la Pontificia Facoltà Teologica dell’Italia Meridionale ha promosso il convegno Giordano Bruno: oltre il mito e le opposte passioni. Una ricognizione storico-teologica, organizzato da Bruno Forte, attuale arcivescovo metropolita di Chieti-Vasto. Un evento voluto proprio per studiare e analizzare nuovamente il pensiero del filosofo nolano e le vicende che portarono alla sua condanna.
Per il convegno il segretario di stato Vaticano, cardinale Angelo Sodano, aveva inoltre inviato il 10 febbraio un messaggio nel quale si legge chiaramente: “che tra i segni del Giubileo, il Sommo Pontefice ha posto quello della purificazione della memoria, chiedendo a tutti un atto di coraggio e di umiltà nel riconoscere le proprie mancanze e quelle di quanti hanno portato e portano il nome di cristiani (vedi Incarnationis mysterium, n.11).”
Si legge anche che in tale direzione sono stati quindi organizzati “alcuni importanti simposi – come quelli sull’antisemitismo, sull’inquisizione e su Giovanni Hus – che si sono svolti col patrocinio della Santa Sede, per stabilire sul piano storico lo sviluppo effettivo degli avvenimenti e discernere ciò che in essi debba essere giudicato poco conforme allo spirito evangelico” e che una “simile ricognizione appare importante sia per chiedere perdono a Dio e ai fratelli delle mancanze eventualmente commesse sia per indirizzare la coscienza cristiana verso un futuro più vigile nella fedeltà a Cristo”.
Parlando specificamente della vicenda di Bruno, Sodano sottolinea anche di come sia spesso utilizzata a esempio di una presunta attuale chiusura della Chiesa Cattolica alla scienza e al libero pensiero: “questo triste episodio della storia cristiana moderna – afferma – è stato talora assunto da alcune correnti culturali come spunto ed emblema di un’aspra critica nei confronti della Chiesa”. Sodano riafferma però la volontà della Chiesa di evitare polemiche contestuali ad altri periodi storici, e di voler indagare e riflettere sulla vicenda : “Lo stile di dialogo inaugurato dal Concilio Vaticano II” – scrive – ci invita a superare ogni tentazione polemica, per rileggere anche questo evento con spirito aperto alla piena verità storica”.
La riflessione e l’eventuale ulteriore autocritica sono inoltre proprio tra gli obiettivi desiderati per l’evento: “E’ pertanto da auspicare che il menzionato Convegno, partendo dagli interessi propri di una Facoltà di teologia, possa offrire un contributo significativo ai fini della valutazione della personalità e della vicenda del filosofo nolano, che, com’è noto, ricevette proprio a Napoli, nel convento di San Domenico Maggiore, la sua formazione e ivi fece la sua professione religiosa nell’Ordine dei Predicatori”.
Sodano valuta anche le ragioni e il modo della morte di Giordano Bruno, esprimendo il “profondo rammarico” della Chiesa. Scrive infatti che “i membri del Tribunale dell’Inquisizione lo processarono con i metodi di coazione allora comuni, pronunciando un verdetto che, in conformità al diritto dell’epoca, fu inevitabilmente foriero di una morte atroce”, e anche se “quanto emerge storicamente ci dà motivo di ritenere che i giudici del pensatore fossero animati dal desiderio di servire la verità e promuovere il bene comune, facendo anche il possibile per salvargli la vita”, tuttavia “alcuni aspetti di quelle procedure e, in particolare, il loro esito violento per mano del potere civile non possono non costituire oggi per la Chiesa – in questo come in tutti gli analoghi casi – un motivo di profondo rammarico”.
Sottolinea anche lo spirito del Concilio, che “ci ha opportunamente ricordato che la verità «non si impone che in forza della verità stessa» (Dignitatis humanae, 1). Essa va perciò testimoniata nell’assoluto rispetto della coscienza e della dignità di ciascuna persona.”
Quanto alla rivalutazione della filosofia di Bruno, ecco un’altra delle complessità citate prima, in gran parte sicuramente c’è stata e c’è tuttora, basterebbe vedere come il pensiero di Bruno, ad esempio in ambiti cosmologici, viene ripreso anche da esponenti della Chiesa, come dimostrano ad esempio questi due articoli scritti dal cardinale Gianfranco Ravasi per L’Osservatore Romano, e ripubblicati da SRM, nel 2009: Il cielo tra fisica e metafisica, e Aggancia l’aratro a una stella.
D’altra parte, appare complicato che la Chiesa rivaluti globalmente la filosofia e la teologia di Bruno, che assunse posizioni anche del tutto contrarie ai fondamenti della cattolicità e del cristianesimo, non solo dell’epoca, ma anche in confronto al Magistero attuale. Lo spiega chiaramente sempre il Cardinale Sodano nel messaggio, parlando propria della teologia di Bruno: “In realtà, anche sulla base di aggiornate ricerche svolte da studiosi di diversa ispirazione, sembra acquisito che il cammino del suo pensiero, svoltosi nel contesto di un’esistenza piuttosto movimentata e sullo sfondo di una cristianità purtroppo divisa, lo abbia condotto a scelte intellettuali che progressivamente si rivelarono, su alcuni punti decisivi, incompatibili con la dottrina cristiana”. Sodano ha lasciato però ulteriori valutazioni aperte, sulla base di altri più approfonditi studi; scrive infatti “Spetta ad un’indagine ulteriormente approfondita valutare l’effettiva portata della sua divaricazione dalla fede”.
In tempi più recenti, il caso citato inizialmente, sui cui si può leggere questo articolo del Corriere della Sera, ha visto come protagonisti Papa Francesco e il teologo domenicano Frei Betto, il quale, ricevuto in udienza privata dal Pontefice, gli avrebbe chiesto: “la riabilitazione di Giordano Bruno e Meister Eckhart, due domenicani come me…”. In realtà, ha poi spiegato Padre Federico Lombardi, “contrariamente a quanto pubblicato [..] da alcuni organi d’informazione non c’è stata a Santa Marta alcuna udienza di Papa Francesco a Frei Betto ma, al termine del consueto appuntamento del mercoledì con i fedeli, soltanto un brevissimo incontro sul sagrato di piazza San Pietro durante il quale il Pontefice si è limitato ad ascoltarlo e a salutarlo”. Quindi “il Papa non ha ricevuto Frei Betto a Santa Marta, non si è trattato di un colloquio articolato”, ma soltanto “di un saluto di passaggio, nell’ambito del cosiddetto baciamano al termine dell’udienza”. Il Pontefice “si è fermato per qualche istante” a parlare con Betto,” ha ascoltato e alla fine concluso, come spesso fa, invitando a pregare”. Sicuramente Papa Francesco “non ha inteso entrare nel merito della vicenda di Giordano Bruno”. Anche perché, possiamo affermare, probabilmente non lo avrebbe fatto in modo così estemporaneo.
immagine: Wikipedia
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