Sabato 11 luglio 2015 è morto a Bologna il cardinale Giacomo Biffi, teologo, già Arcivescovo metropolita di Bologna e Vescovo ausiliare di Milano. Nato a Milano il 13 giugno del 1928, era qui divenuto sacerdote nel dicembre del 1950. Nel suo percorso sacerdotale e di insegnamento, Biffi come teologo e intellettuale si era espresso più volte sulla ragionevolezza della fede, destinata ad essere non in contrasto, ma complementare alla ragione.
Una questione che affrontò ad esempio nel gennaio del 2015, in una lezione per l’Ateneo Pontificio Regina Apostolorum di Roma, dal titolo Chi è Cristo ? Nel suo intervento, Biffi, aveva sottolineato il frequente errore di chi considera la fede quasi come “una alternativa alla ragione”, presupponendo “che chi ragiona non ha bisogno di credere”, e con il “sospetto che chi crede esce dall’ambito della razionalità”. Un errore che nasce anche dalla interpretazione errata della parola fede, che in realtà “non ha niente in comune con la fede come intesa dalla posizione cristiana, anzi nella prospettiva dei discepoli di Gesù, la fede è addirittura l’esercizio estremo, più alto della nostra facoltà intellettiva”.
Una fede quindi che, già negli Apostoli, “è esperienza trascendente sì, ma assolutamente ragionevole”,e che va considerata “in una autentica visione evangelica”, per la quale “l’alternativa al credere non è affatto il ragionare”, anzi “il contrario della fede è piuttosto il rassegnarsi all’irrazionale ed all’assurdo”. L’alternativa al credere – quindi – non è non credere a niente, ma rassegnarsi all’irrazionale e quindi credere a tutto”.
Nella sua lectio il cardinale aveva anche stigmatizzato “la cultura che domina i nostri tempi e che ha perso la fede” e che “si affida agli oroscopi, che è la cosa più irragionevole che esiste”, al punto che persino in ambiti economici, alcune aziende “chiedono l’oroscopo per decidere le assunzioni” e “ci si affida alla cartomanzia, alle previsioni degli indovini, ai maghi, agli imbonitori di nuovi culti senza saggezza, come il New Age”. In una tale paradossale situazione per Biffi non diventa più necessario “distinguere gli uomini in credenti e non credenti, è più adeguata alla realtà distinguere gli uomini in credenti e creduloni”.
Segnaliamo due articoli del Cardinale Biffi, tratti dall’Osservatore Romano e ripubblicati su SRM:
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