Recentemente sono stati pubblicati i risultati di un interessante studio sulla Sindone realizzato congiuntamente da scienziati dell’Università di Padova e dell’Università di Perugia. Una ricerca che da alcune fonti media è stata presentata in questi giorni come apparentemente conclusiva, e dimostrativa di alcune caratteristiche biochimiche del Sacro Telo, oltre che del suo percorso storico. Per alcuni confermerebbe anche l’origine medioevale della Sindone, negandone quindi l’autenticità.
Come spiega la nota ufficiale che presenta lo studio sono state ad esempio identificate “varie specie vegetali e numerose famiglie tassonomiche identificate”, il che induce a pensare “che molte delle contaminazioni ambientali della Sindone potrebbero essersi verificate nel corso degli ultimi secoli, dopo i viaggi di Marco Polo e Cristoforo Colombo, e sarebbero compatibili con lo scenario secondo cui questo lenzuolo potrebbe essere stato esposto in diverse località del bacino del Mediterraneo”. Dall’analisi dei DNA presenti sul Telo, è inoltre emerso “non solo che numerose persone sono entrate in contatto con la Sindone, ma anche che queste persone appartenevano a etnie diverse e provenivano da numerose aree geografiche, inclusa l’Europa, il Nord Africa, il Medio Oriente e l’India”.
In realtà le analisi, pur confermando alcuni punti attualmente consolidati su diverse aree disciplinari, quali appunto la botanica, la storia e la biochimica della Sindone, non possono confermare o disconfermare la sua autenticità. Le risultanze sono invece compatibili sia con l’ipotesi che la Sindone sia all’incirca dell’anno 30 d.C., sia che possa essere invece di origine medioevale.
Come si legge nella nota ufficiale che lo presenta, lo studio si è compatibile “con due possibili scenari: nel caso di una origine medievale della Sindone, le persone che sono venute in suo contatto in Europa occidentale dal 1300 in poi lasciandovi traccia del proprio DNA, forse mosse dal culto per tale importante reliquia cristiana, provengono da diverse aree geografiche e hanno diverse appartenenze etniche; in alternativa, nel caso di una sua origine mediorientale, la Sindone nel corso di 2000 anni è stata spostata in tutta l’area del Mediterraneo, di conseguenza venendo in contatto con una vasta gamma di persone geneticamente ed etnicamente diverse, in un arco di tempo ben più lungo.
La ricerca è stata definita dai professori Gianni Barcaccia e Giulio Galla, del Laboratorio di Genomica, DAFNAE dell’Università di Padova; da Alessandro Achilli, del Dipartimento di Chimica, Biologia e Biotecnologie, Università di Perugia; da Anna Olivieri e Antonio Torroni, del Dipartimento di Biologia e Biotecnologie L. Spallanzani dell’Università di Pavia.
I ricercatori, hanno analizzato “campioni di DNA genomico isolato da residui organici di varia origine, provenienti da polveri aspirate nel 1978 dalla parte posteriore della Sindone, in corrispondenza di diverse parti dell’immagine corporea, e da porzioni prelevate dal bordo laterale usato nel 1988 per la datazione della Sindone con radiocarbonio”.
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