L’ultimo libro di Steven Weinberg, premio Nobel per la fisica nel 1979, è una breve storia della ricerca scientifica, partendo dalle speculazioni più filosofiche che scientifiche degli antichi, in Grecia e nelle colonie del bacino del Mediterraneo, fino ad arrivare ai nostri giorni.
In Spiegare Il Mondo, la scoperta della scienza moderna, edito da Mondadori, Weinberg, membro della National Academy of Science e della Royal Society ci parla così di pensatori come Eraclito, Talete, Parmenide e Democrito, e del modo e del metodo con cui hanno cercato di capire la realtà e l’essenza del mondo fisico, dal nostro pianeta all’universo che ci circonda.
Spiegando che “nell’indagare e descrivere una realtà sottostante e unificatrice, gli antichi greci erano come gli scienziati moderni”, però non erano capaci, o non vollero formulare teorie che potessero veramente spiegare il mondo, o che fossero sperimentabili e verificabili.
La vera scienza quindi, come la consideriamo oggi, cominciò solo tra il XVI e il XVII secolo, conducendoci comunque “In un percorso di approssimazioni e correzioni progressive, in cui la scienza ci offre” una visione del cosmo che non è quasi mai definitiva e univoca, ovvero a prova di disconferma da parte di nuove teorie o scoperte.
Steven Weinberg è titolare della cattedra di scienze Josey Regental all’Università di Austin, Texas, e docente in altre università e istituti. Autore di numerosi articoli e saggi scientifici, ha pubblicato tra gli altri Il sogno dell’unità dell’universo e I primi tre minuti.
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