La scienza planetaria non ha ancora compreso in modo definitivo la storia dell’evoluzione geologica dei pianeti del nostro sistema solare. A partire dal 1958, le numerose missioni di esplorazione, dalle sonde fotografiche Ranger, Mariner, Surveyor, ai lander come Venera, Mars, Viking, Rosetta, ci hanno però aiutato in 58 anni ad avere maggiori dati scientifici e informazioni, consentendo di capire meglio le caratteristiche chimiche, fisiche e geologiche della Luna, e di pianeti come Venere, Giove, Saturno.
Lo stesso problema si presenta per Marte, nonostante sia il pianeta più studiato e fotografato, e con più sonde sul proprio suolo. Ne parla un articolo nel mese di marzo 2016 sulla rivista scientifica Nature, che sulla base delle più recenti analisi e simulazioni, spiega la storia dell’evoluzione geologica del pianeta rosso, su cui si trova la regione di Tharsis, il più grande complesso geologico di rocce vulcaniche del sistema Solare.
Quest’area ha iniziato a formarsi oltre 3,7 miliardi di anni fa e ha provocato una sorta di rigonfiamento sulla superficie del pianeta, inducendo progressivamente anche un diverso orientamento del suo asse di rotazione, fino a posizionare Tharsis verso l’equatore. L’articolo, DOI 101038 / nature 17171, firmato da Sylvain Bouley a altri colleghi, spiega anche come durante la formazione della regione vulcanica vi sarebbero state precipitazioni di pioggia o neve, e come grazie alla loro nuova mappa topografica sia stato possibile completare un nuovo quadro entro il quale esaminare il primo miliardo di anni di storia geologica di Marte.
Immagine: cortesia NASA / JPL – Caltech
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