Quando il Pontefice Emerito Benedetto XVI, l’11 febbraio del 2013, annunciò la propria volontà di ritirarsi, poco prima del compimento dell’ottavo anno dalla nomina, tutti si chiesero chi lo avrebbe sostituito alla guida della Chiesa Cattolica, e quale sarebbe stata la nuova linea del Pontificato. Una linea che avrebbe determinato le posizioni del Magistero su questioni ad esempio come la difesa della vita, l’etica, la società, il lavoro, la cultura, ma anche il rapporto tra religione, filosofia e discipline scientifiche.
Soprattutto considerando il grande lavoro realizzato da Benedetto XVI per ridefinire in modo più corretto le relazioni tra scienza e fede, che paradossalmente nel secolo della tecnologia, dell’informazione e dei media, e della maggior apertura culturale e intellettuale da parte della Chiesa, sembra sia diventato più complicato, con laici intellettualmente aggressivi che arrivano spesso a negare anche le verità della storia della Chiesa, della scienza, del progresso umano. Dimenticando ad esempio le tante figure di uomini che furono, allo stesso tempo, scienziati e uomini di fede, spesso pure vestendo l’abito talare.
Non pochi furono sorpresi quando si seppe il nome del successore, l’allora Cardinale Jorge Bergoglio, gesuita. Un uomo e un sacerdote costantemente in lotta per la difesa dei deboli e contro le diseguaglianze. Alcuni pensarono che avrebbe quindi dato priorità a questioni più pratiche e più umane, e a torto forse pensarono anche che avrebbe tralasciato questioni più intellettuali, teologiche o dogmatiche, perché meno impellenti e prioritarie.
In realtà in questi tre anni di pontificato, dal Santo Padre celebrato domenica 12 marzo 2016, Papa Francesco ha mostrato come, pur scegliendo di privilegiare questioni umanitarie, etiche e sociali, non tralasci mai di considerare tutte le altre aree in cui sono chiamati a confrontarsi la Chiesa con la propria dottrina, e i credenti con la propria fede, la propria coscienza e la propria esistenza quotidiana.
Ecco quindi che nella sua prima Enciclica, Lumen Fidei del 29 giugno 2013, Il Santo Padre ci ha mostrato ad esempio la complementarità tra fede e scienza, spiegando che “Lo sguardo della scienza riceve [..] un beneficio dalla fede: questa invita lo scienziato a rimanere aperto alla realtà, in tutta la sua ricchezza inesauribile”. Dall’altro lato, “La fede risveglia il senso critico, in quanto impedisce alla ricerca di essere soddisfatta nelle sue formule e la aiuta a capire che la natura è sempre più grande. Invitando alla meraviglia davanti al mistero del creato, la fede allarga gli orizzonti della ragione per illuminare meglio il mondo che si schiude agli studi della scienza”.
Argomento su cui è tornato a parlare anche il 27 ottobre del 2014, durante l’inaugurazione in Vaticano di un busto in onore di Papa Benedetto XVI, rivolgendosi alla Pontificia Accademia delle Scienze che si era riunita in una sessione plenaria sull’evoluzione biologica, dal titolo Evolving Concepts of Nature. Papa Francesco ha ricordato la posizione espressa dalla Chiesa e dei suoi pontefici più recenti, ovvero che “Dio non è un demiurgo o un mago, ma il Creatore che dà l’essere a tutti gli enti” e che “L’evoluzione nella natura non contrasta con la nozione di Creazione, perché l’evoluzione presuppone la creazione degli esseri che si evolvono”.
E il 18 settembre del 2015, quando ai partecipanti al Simposio della Specola Vaticana, ha spiegato che “l’universo è qualcosa di più che un problema scientifico da risolvere, è un mistero gaudioso che contempliamo nella letizia e nella lode (cfr Enciclica Laudato si’, 12). O citare nella stessa sede Sant’Ignazio di Loyola, quando affermava che «Tutto l’universo materiale è un linguaggio dell’amore di Dio, del suo affetto smisurato per noi» (ibidem, 84). E spiegare che Sant’Ignazio “capiva molto bene questo linguaggio”; infatti “Egli stesso raccontò che la sua consolazione più grande era guardare il cielo e le stelle perché questo gli faceva sentire un grandissimo desiderio di servire il Signore (Autobiografia, 11).”
In tale evento, il Santo Padre ha anche nuovamente ricordato la complementarietà tra fede e discipline scientifiche, e l’importanza della scienza: “Nel contesto del dialogo interreligioso oggi più urgente che mai, la ricerca scientifica sull’universo può offrire una prospettiva unica, condivisa da credenti e non credenti, che aiuti a raggiungere una migliore comprensione religiosa della creazione.”
La difesa dell’ambiente è un altro dei pilastri portanti del suo Magistero, e a questo Papa Francesco ha infatti dedicato la sua seconda enciclica, Laudato si’ del 24 maggio 2015, avvisando gli uomini dei rischi a cui vanno incontro sfruttando e saccheggiando il nostro pianeta. La nostra stessa sorella Terra, ha spiegato, “protesta per il male che le provochiamo”, mentre noi stessi Dimentichiamo che [..] siamo terra (cfr Gen 2,7)”, e che “Il nostro stesso corpo è costituito dagli elementi del pianeta, la sua aria è quella che ci dà il respiro e la sua acqua ci vivifica e ristora”.
E il Santo Padre ha anche ricordato “La sfida urgente di proteggere la nostra casa comune”, che comprende anche “la preoccupazione di unire tutta la famiglia umana nella ricerca di uno sviluppo sostenibile e integrale, poiché sappiamo che le cose possono cambiare”. Perché “Il Creatore non ci abbandona, non fa mai marcia indietro nel suo progetto di amore, non si pente di averci creato”.
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