Questo il tema, e il titolo più o meno letterale, di un interessante articolo apparso sul New York Magazine il 7 giugno 2016. Una riflessione, tra scienza e religione, su come la fede stia diventando sempre meno pervasiva e sempre meno presente nella nostra società, soprattutto tra le ultime generazioni, in particolare quella dei cosiddetti millennials.
L’articolo, dal titolo originale When Losing God Means Losing Yourself – Quando perdere Dio significa perdere te stesso, spiega come una indagine realizzata dal Pew Research Center abbia mostrato che “i millennials sono la generazione con la maggiori probabilità, rispetto a qualsiasi altra generazione, di dichiararsi senza una appartenenza religiosa”. E in realtà appaiono anche come “l’unico gruppo di età per le quali l’identità religiosa più comune è del tutto assente”.
Ma la questione è più complessa, per non dire drammatica, e non si riduce ad una mera ragione anagrafica o generazionale, dal momento che sono globalmente in aumento le persone che dichiarano di aver perso la propria fede. La ricerca del Pew mostra infatti che anche individui di altre generazioni diventerebbero meno religiosi con il progredire dell’età.
Così, circa “il 13 per cento delle persone che si identificano con una religione” ha riflettuto profondamente sul proprio credo e la propria fede personale, e sull’idea di abbandonare quindi la propria religione; e “circa il 40 per cento di queste persone in realtà finiscono effettivamente per farlo”.
Ma come è intuibile, e come spiega l’articolo più avanti, fede in Dio e appartenenza religiosa non sono la stessa cosa, “e a volte possono anzi divergere”. Lo dimostrano l’esperienza quotidiana di nostri amici e conoscenti, ma anche la stessa scienza psicologica. L’autore cita infatti il libro di psicologia della religione scritto da Ralph Hood, Peter Hill, e Bernard Spilka, che definiscono un tale tipo di atteggiamento «disaffiliazione istituzionale» e spiegano che «Molte di queste persone rimangono personalmente religiose», non rinunciando quindi realmente alla propria fede, mentre allo stesso tempo «chiese, templi e sinagoghe non sembrano più rilevanti per la loro vita nel mondo moderno».
Un fenomeno quindi socialmente e psicologicamente rilevante, ma allo stesso tempo pericoloso, sia perché la fede è comunque inevitabilmente connessa e alimentata da una pratica religiosa, dal senso di appartenenza ad una comunità, e da un sistema di regole. Sia perché lasciare la religione per seguire un proprio credo individuale è un percorso che può portare facilmente ad esempio a seguire pseudoreligioni o religioni cosiddette alternative o persino ad entrare in gruppi pericolosamente simili a sette, che sostituiscano il perduto senso di appartenenza alla propria vera e originaria comunità di fede.
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