Un uomo che fu allo stesso tempo un matematico, un geografo, padre gesuita, missionario, e che fece incontrare la cultura occidentale con quella orientale, in particolare della Cina. Con queste poche parole potremmo spiegare la figura e l’importanza di Padre Matteo Ricci, uomo di scienza e di fede, proclamato Servo di Dio il 19 aprile del 1984. Figura emblematica del rapporto tra fede e ragione, come di quello tra due civiltà e culture così lontane tra loro, non solo geograficamente: l’Europa e la Cina.
A lui è stato dedicato in questi giorni uno degli interventi del XII Simposio degli intellettuali cattolici cinesi in Europa, svoltosi a Macerata da martedì 28 a giovedì 30 giugno 2016, quest’anno sul tema Cattolicesimo e dialogo interculturale tra Oriente e Occidente. L’importanza della cultura nel processo di evangelizzazione in Cina. Promosso dal Centro Studi Li Madou, il convegno è stato presieduto dal suo vicepresidente don Giovanni Battista Sun, e inaugurato con i saluti di Luigi Lacchè, rettore dell’Università di Macerata; di monsignor Nazzareno Marconi, vescovo di Macerata, Tolentino, Recanati, Cingoli, Treia; del sindaco di Macerata Romano Carancini; di Giuseppe Jing, direttore del Centro Studi Li Madou.
Nella prima mattinata, dopo la riflessione di monsignor Marconi su Il Vangelo: grande codice per la comprensione della cultura occidentale, monsignor Claudio Giuliodori, assistente ecclesiastico generale dell’Università Cattolica del Sacro Cuore, è intervenuto sul tema Rileggere l’Evangelii gaudium con gli occhi di P. Matteo Ricci. Tra gli altri interventi segnaliamo quello di Li Teng, professore alla Facoltà di Storia dell’Università di Liverpool, su L’evangelizzazione culturale nel contesto contemporaneo cinese: problemi, riferimenti e traduzioni. Kang Xi, dell’Università di Munster, ha tenuto invece un intervento su Gesù Cristo: La Via vera dell’unità tra il Cielo e l’Uomo.
Immagine: Padre Matteo Ricci, Wikipedia
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