Il Santo Padre lo ha affermato e spiegato questa settimana, nel proprio messaggio per la celebrazione della Giornata Mondiale di preghiera per la cura del Creato, giovedì 1 settembre 2016. Il messaggio è stato presentato in Vaticano dal cardinale Peter Kodwo AppiahTurkson, presidente del nuovo dicastero pontificio per lo Sviluppo umano Integrale, che riunisce i precedenti Pontificio Consiglio per la giustizia e per la pace, il Pontificio Consiglio Cor Unum, il Pontificio Consiglio della pastorale per i migranti e gli itineranti, e il Pontificio Consiglio della pastorale per gli operatori sanitari, e il cui statuto entrerà in vigore il 1 gennaio del 2017, vedi pure Fede e Ragione.
Papa Francesco invita “cristiani e non, persone di fede e di buona volontà”, ad “essere uniti nel dimostrare misericordia verso la nostra casa comune – la terra – e valorizzare pienamente il mondo in cui viviamo come luogo di condivisione e di comunione”, consapevoli che purtroppo “Il pianeta continua a riscaldarsi, in parte a causa dell’attività umana” e che “il 2015 è stato l’anno più caldo mai registrato e probabilmente il 2016 lo sarà ancora di più”.
Da tali sconvolgimenti climatici derivano inoltre “siccità, inondazioni, incendi ed eventi meteorologici estremi sempre più gravi” e, come conseguenza indiretta si aggrava la “straziante crisi dei migranti forzati”, perché paradossalmente e ingiustamente “i poveri del mondo, che pure sono i meno responsabili dei cambiamenti climatici, sono i più vulnerabili e già ne subiscono gli effetti”. Per affrontare questi drammatici cambiamenti, lo sappiamo è necessario un cambiamento di cultura, e di atteggiamento, a cui fa riferimento il Pontefice: un cambiamento umano, spirituale, e allo stesso tempo concreto.
Perché questa emergenza ecologica coinvolge tutti, e allo stesso tempo tutti ne siamo responsabili: chi indirettamente, con il proprio stile di vita, o perché non esige che governi e istituzioni intervengano; chi in modi più gravi, perché contribuisce direttamente ad inquinare e danneggiare la natura in vari modi, o anche persino perché, per ignoranza o per propri interessi economici, cerca di contrastare il necessario cambiamento culturale e di comportamenti. Spiega infatti Papa Francesco, citando il messaggio del 1 settembre 2012 del Patriarca Bartolomeo I per la Giornata di preghiera per la salvaguardia del creato, che «nella misura in cui tutti noi causiamo piccoli danni ecologici», siamo chiamati a riconoscere «il nostro apporto, piccolo o grande, allo stravolgimento e alla distruzione dell’ambiente»
Nel messaggio il Santo Padre invita infatti i fedeli ad impegnarsi “a compiere passi concreti sulla strada della conversione ecologica, che richiede una chiara presa di coscienza della nostra responsabilità nei confronti di noi stessi, del prossimo, del creato e del Creatore, cfr Laudato si’, 10; 229″. Nel farlo, il primo passo da compiere è certamente “un esame di coscienza, che «implica gratitudine e gratuità, vale a dire un riconoscimento del mondo come dono ricevuto dall’amore del Padre, che provoca come conseguenza disposizioni gratuite di rinuncia e gesti generosi […]. Implica pure l’amorevole consapevolezza di non essere separati dalle altre creature, ma di formare con gli altri esseri dell’universo una stupenda comunione universale. Per il credente, il mondo non si contempla dal di fuori ma dal di dentro, riconoscendo i legami con i quali il Padre ci ha unito a tutti gli esseri» (ibid., 220)”.
Dobbiamo quindi rinunciare alle nostre abitudini errate e egoiste, “a stili di vita indotti sia da una malintesa cultura del benessere sia da un «desiderio disordinato di consumare più di quello di cui realmente si ha bisogno» (ibid., 123). E come il Pontefice aveva affermato il 9 luglio 2015 nel discorso per il II Incontro Mondiale dei Movimenti Popolari a Santa Cruz de la Sierra, in Bolivia, dobbiamo rinunciare ad essere complici di un sistema «che ha imposto la logica del profitto ad ogni costo, senza pensare all’esclusione sociale o alla distruzione della natura». “Pentiamoci del male che stiamo facendo alla nostra casa comune”, esorta il Santo Padre: “dopo un serio esame di coscienza e abitati da tale pentimento”, potremo “confessare i nostri peccati contro il Creatore, contro il creato, contro i nostri fratelli e le nostre sorelle”.
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