La sonda della missione Exomars si è infatti schiantata il 19 ottobre 2016 sul suolo marziano ad una velocità di circa 370 chilometri orari, molto superiore a quella originariamente programmata. La causa risiederebbe in un rilascio anticipato del paracadute che doveva frenarne la discesa, e in uno spegnimento anticipato dei retrorazzi, rimasti accesi per soli tre secondi. Entrambi, come spiegato anche da rappresentanti dell’Esoc – European Space Operations Centre, e dell’ESA, l’Agenzia spaziale europea, sarebbero stati disposti in modo imprevisto dal computer di bordo.
Il lander Schiaparelli, come spiegato da una nota ufficiale, è quindi atterrato sulla superficie di Marte come previsto dal piano di volo, ma ad una velocità decisamente troppo elevata, che probabilmente ha danneggiato le apparecchiature di bordo, almeno quelle di trasmissione. Dal 19 ottobre la sonda è infatti in silenzio radio, e sembra improbabile la possibilità di mettersi nuovamente in contatto, nonostante i ripetuti tentativi da parte di tecnici e ingegneri. Aveva trasmesso una serie di utili informazioni e dati scientifici fino al momento dell’impatto.
Il direttore delle Missioni Interplanetarie Andrea Accomazzo, ha spiegato che “Il rilascio del paracadute, secondo i dati ricevuti, che però vanno anch’essi confermati, sarebbe avvenuto circa 50 secondi prima di quel che ci aspettavamo. E quindi è stato rilasciato a una quota più alta. Ma i retrorazzi sono rimasti accesi solo per tre secondi. Dobbiamo capire perché la logica di bordo ha preso questa decisione contraddittoria, non in sincronia con le nostre aspettative”.
Per i responsabili della missione, la missione è comunque un successo, almeno parzialmente, come ha affermato ieri mattina lo stesso Jan Woerner, direttore generale dell’ESA: “La buona notizia è la conferma che l’orbiter della missione ExoMars, il Tgo, è operativa con successo nell’orbita di Marte: questo significa che è pronto a rilevare dati scientifici e a rilasciarli”. Woerner ha anche affermato che l’orbiter Tgo “è una pietra miliare in vista della seconda fase della missione, prevista nel 2020”, e che sarà realizzata dall’ESA e dall’agenzia spaziale Russa Roscosmos.
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