Era cresciuto in una famiglia molto religiosa quello che sarebbe divenuto il primo americano ad orbitare attorno alla Terra, emulando così l’impresa di Jurij Gagarin, nella gara tra Russia e Stati Uniti per la conquista e una presunta supremazia nello spazio. Nato a Cambridge, Massachusetts, il 18 luglio del 1921 John Herschel Glenn è stato un pioniere nell’esplorazione spaziale, un pilota di aerei e anche un fervente credente. Nel 1964 aveva smesso i panni dell’astronauta e aveva lasciato la NASA per cimentarsi in una nuova impresa, diventare Senatore degli Stati Uniti, convinto di poter fare la differenza per migliorare il mondo e il proprio paese.
Tornò di nuovo ad essere un astronauta nel 1998, inusuale per un uomo di oltre 70 anni di età. Volò a bordo dello Space Shuttle, nella missione STS95, in cui vennero effettuati studi medici e fisiologici proprio sugli effetti del volo spaziale su persone di maggiore età, e, primo uomo nello spazio a 77 anni, aveva raggiunto un nuovo record. Uomo che puntava alle stelle e utilizzava la scienza e le tecnologie più avanzate nel farlo, parlava spesso della propria religiosità e della propria fede, e lo aveva fatto anche in una lunga intervista che aveva rilasciato nel 1965 ad Oriana Fallaci, intervista inserita al capitolo 10 del volume Se il sole muore, pubblicato da Rizzoli nel 1981. Spiegando come l’aver volato nello spazio e “non aver trovato Dio”, non lo avesse reso più scettico, ma lo avesse al contrario reso in qualche modo ancor più religioso.
“Certo non mi aspettavo di trovar Dio nello spazio o di aver qualche particolare esperienza religiosa perché ero nel vuoto”, aveva dichiarato, perché “la fede in Dio è quella che è ovunque si vada: sulla Terra, sott’acqua, nello spazio. Tuttavia più cose vedo nei voli spaziali, più studio ed imparo, più mi convinco che la nostra religione è probabilmente valida. In altre parole non credo che imparando di più diventiamo capaci di sostituirci a Dio. Al contrario. Le cose che studiamo sono così incomprensibili e vaste, così misteriose, aggiungono tali problemi all’ignoranza e al mistero, che mi portano a concludere questo: deve pur esserci una forma di creazione del cosmo”.
Rispondendo ad una domanda sulla coerenza scientifica della racconto della creazione nel libro della Genesi, Glenn aveva anche spiegato che il fatto “che la Bibbia sia attendibile o no, parola per parola, non ha niente a che fare con la scoperta di altri pianeti. Costituisce semmai un antico conflitto tra scienza e religione, non tra i voli spaziali e la religione”. Aveva anche raccontato dell’incontro e del proprio amichevole rapporto con il cosmonauta sovietico German Stepanovic Titov, suo rivale nella gara per lo spazio. Di Titov, diceva, lo aveva però infastidito una affermazione tipicamente scientista: “Non ho visto Dio tra le stelle, né gli angeli”. Glenn così la commentava: “La ripeté anche a me ed io gli dissi che il Dio nel quale credo non va a spasso per le stelle come un mostro volante”. Glenn è morto a Columbus, capitale dello stato dell’Ohio, l’8 dicembre del 2016; aveva 95 anni. Immagine: cortesia NASA
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