Questa terza ultima parte dell’intervista commemorativa che abbiamo pubblicato in queste due settimane, contiene un invito a non usare l’evoluzione per una apologetica atea; era stata completata dopo le conclusioni del Convegno Internazionale di studi STOQ Biological Evolution. Facts and Theories, che aveva avuto luogo dal 3 al 7 marzo 2009 alla Pontificia Università Gregoriana. Convegno in cui Ludovico Galleni era intervenuto sul tema Evoluzione attraverso l’essere umano ? Rispondendo alle domande di Paolo Centofanti, direttore SRM, Galleni spiega come in quell’evento di studi fosse stata proposta “come interessante pista di indagine storica la ricostruzione delle idee e del dibattito sull’evoluzione che ebbero luogo negli anni cinquanta e sessanta presso il Museo di Paleontologia di Sabadell e che cercarono di diffondere le idee sull’evoluzione nell’ambiente cattolico latino”.
Un altro “importante approccio” da ricordare, sottolinea, era stato anche quello formulato da Piero Leonardi, professore di Geologia all’Università di Ferrara, dove nel 1949 era divenuto direttore dell’Istituto di Geologia, e nel 1964 aveva fondato l’importante Museo di Paleontologia e Preistoria. Laureato nel 1931 in Scienze Naturali all’Università di Padova, morto nel 1998, Leonardi era stato anche presidente della Società di Geologia Italiana, dell’Istituto italiano di Preistoria e Protostoria, dell’International Association of Planetology. Sosteneva l’importanza degli equilibri della Biosfera, giungendo a proporre la presenza di una simbiosi generale della Biosfera stessa.
Come nasce l’idea di un equilibrio generale della biosfera ? L’idea di una stabilità generale della Biosfera derivava dalle idee del geologo lombardo Antonio Stoppani che alla fine dell’ottocento aveva avanzato l’ipotesi che l’insieme degli esseri viventi cooperasse dando una vera e propria nuova sfera, da affiancare ad Atmosfera, Idrosfera e Litosfera, una vera e propria rete di relazioni tra viventi e componente inorganica che manteneva stabili quei parametri che permettevano la sopravvivenza della vita stessa. Questa ipotesi sarà poi ripresa, dopo la prima guerra mondiale, in contesti completamente diversi, dal paleontologo francese Pierre Teilhard de Chardin e dal geochimico russo Vladimir Vernadskij. Piero Leonardi recupera anche la ricerca sui rapporti tra specie, partendo sulla modellizzazione matematica delle interazioni preda – predatore, descritti e modellizzati da Vito Volterra e ampliati a livello di ecosistema da Umberto D’Ancona, ma fino ad estenderli all’intera Biosfera. Vi è dunque un equilibrio generale della Biosfera che viene discusso a Sabadell e ipotizzato negli scritti sull’evoluzione di Piero Leonardi.
Quali sono gli sviluppi odierni delle teorie della biosfera ? Oggi gli equilibri della Biosfera sono stati riproposti da J. Lovelock e la teoria della simbiosi come importante elemento dell’evoluzione dei viventi da Lynn Margulis che ha illustrato la sua teoria al convegno di Roma. Lovelock in particolare ha indicato la ricerca dei sistemi di feedback che collegano viventi e non viventi come la pista per descrivere e modellizzare i sistemi di controllo (veri e propri anelli di retroazione), che collegano viventi e non viventi che permettono di mantenere la stabilità. Quindi punto di partenza i rapporti tra specie: i predatori aumentano, diminuiscono le prede; i predatori diminuiscono quindi a loro volta, così riaumentano le prede, e così via. Il modello teorico tende alla stabilità. L’idea di Lovelock è di collegare questi rapporti tra specie con i rapporti con i parametri chimico – fisici.
E che il sistema funzioni (o che potrebbe funzionare, per essere più corretti), Lovelock l’ha dimostrato con le simulazioni in un suo mondo ipotetico, che lui ha chiamato il pianeta della margherite, dove l’aumento di temperatura dovuto all’aumento di calore che viene dal sole viene compensato dall’alternarsi di margherite chiare e scure; quelle scure assorbono il calore, quelle chiare lo disperdono. La stabilità della temperatura è molto più lunga che non in un pianeta darwiniano, come lui lo chiama, in cui le margherite non possono interagire con la temperatura dell’atmosfera; quando c’è la temperatura ottimale compaiono, vivono finchè possono e poi si estinguono.
Quindi c’è un meccanismo, che ha portato a descrivere numerosi sistemi di feedback, o a proporli; non voglio esagerare nel ricordare l’importanza della teoria della Biosfera, però già proporre delle piste di indagine vuol dire che una teoria è feconda. Certo è ancora da trovare il legame tra questi sistemi di feedback e l’evoluzione. Però qui si va in una delle sfide più grandi della scienza contemporanea, che è quella che si chiama la “top down causation”, cioè il fatto che il tutto, l’insieme, il sistema globale (può essere il nucleo di una cellula, può essere la cellula, può essere l’organismo, può essere l’ecosistema, o, come sistema ultimo da prendere in considerazione, l’intera biosfera) dovendo mantenere stabili i suoi parametri, agisce (o reagisce) in maniera tale da riuscire a condizionare l’evoluzione nelle sue parti.
Cioè una volta che si sono instaurati i meccanismi di feedback, molti passaggi successivi dell’evoluzione, in qualche modo vengono determinati dalla necessità di mantenere stabili i parametri. Non vi è dunque nessuna forza esterna di origine non naturale che entra in gioco, ma è il sistema Biosfera che in qualche modo condiziona l’evoluzione. E’ semplicemente il sistema di equilibrio che si mantiene attraverso i feedback e che in qualche modo si collega alle necessità dell’evoluzione dei viventi. Questa è la grande sfida. Come si può vedere non vi sono ancora risposte, però è una possibilità su cui si può lavorare.
Se posso citare un’ultima cosa, forse il lavoro più interessante che ho fatto sui modelli dell’evoluzione, assieme ad un amico matematico di Pisa, il prof. Benci, sui modelli in generale, uscito su una rivista decisamente importante, il Journal of Theoretical Biology, è stato proprio questo, uno sviluppo della teoria della stabilità: se ci sono questi sistemi di controllo, anche se sono rigidi, il meccanismo di evoluzione avviene alternando lunghi periodi di stasi e rapidi periodi di cambiamento, e di ripresa dopo il cambiamento.
Le estinzioni di massa che si sono verificate nella storia del pianeta, come si conciliano con queste teorie ? Questo modello sembra concordare abbastanza con l’idea che periodicamente ci siano delle grandi estinzioni di massa. Nella descrizione dell’evoluzione dei viventi, a livello di Biosfera emergono quindi informazioni interessanti ! Quindi si aprono delle piste, la strada è lunga, può darsi che sia una strada che non darà grandissimi risultati, però vale la pena percorrerla. Una cosa ancora mi preme di chiarire: se posso parafrasare una frase di Teilhard De Chardin quando parlava della direzionalità dell’evoluzione egli affermava che era una descrizione di modalità di evoluzione che richiedeva la ricerca di meccanismi evolutivi in cui non doveva essere coinvolto nessun elemento che esulasse dalle scienze della natura.
La forza che agisce determinando i parallelismi evolutivi è una forza concreta, reale: se gli alberi di filogenesi presentano rami paralleli, questo è dovuto ad un meccanismo naturale simile a quello che piega gli alberi sottoposti a forti raffiche di vento, con cui si ricostruiscono gli alberi di filogenesi; quando si parla della stabilità della biosfera, e di meccanismi di feedback, questa è una teoria che deve essere sottoposta alla indagine scientifica. O ci sono o non ci sono; se ci sono che importanza hanno nei meccanismi evolutivi. E questa è scienza. Per esempio oggi sui sistemi di controllo dell’anidride carbonica ne sappiamo molto di più di trent’anni fa e cominciamo a cercare di capire i sistemi che portano all’equilibrio.
A volte si pensa che le teorie della biosfera coincidano o comunque si intreccino con alcune ipotesi neoanimiste o neopagane, che vedono la terra come Gaia, come se fosse un essere vivente in sé … Questa è scienza, non c’è nessuna mistica coinvolta, nessuna New Age, nessun animismo, nessun panteismo. Sono meccanismi che si sono instaurati naturalmente , e che oggi si studiano con gli strumenti delle scienze della natura, come sono meccanismi quelli della selezione naturale, come ancora oggi si continua a discutere se alcuni meccanismi dell’evoluzione del genoma possano essere riportati a meccanismi neolamarckiani, ad esempio quando nella resistenza agli insetticidi, alcuni insetti amplificano il gene che produce una proteina che inattiva il principio attivo dell’insetticida; e questo aumento del numero di geni sembra una risposta mirata; forse è in gioco un meccanismo neolamarckiano ? Si tratta di discussioni di tipo scientifico.
Poi, dal mio punto di vista, il fatto che queste discussioni possano essere in qualche modo ricollegate all’opera scientifica di Teilhard De Chardin e alla sua teoria della biosfera, a me fa particolarmente piacere, ho dedicato molti anni del mio lavoro per chiarire questo aspetto. E questo me le fa difendere con particolare calore.. Però, ripeto, si tratta di un progetto di tipo scientifico, che in qualche modo si può confrontare con le idee filosofiche e teologiche di Padre Teilhard come del resto le sue idee filosofiche e teologiche si confrontano con i suoi lavori scientifici. E ricordiamoci che Padre Teilhard, nonostante alcuni limiti della sua opera, rimane pur sempre una delle grandi figure della filosofia e della teologia cattolica del ventesimo secolo.
Una figura che in passato è stata criticata sia in ambiti scientifici, sia in in ambiti religiosi. Il problema qui è il giudizio che si da su Teilhard. Chi come me ama Teilhard è molto interessato e affascinato dalle sue sintesi; chi su Teilhard ha qualche dubbio, ha qualche perplessità anche su questi approcci. Però il discorso scientifico è: esistono o no questi meccanismi di feedback ? Come si sono formati ? Possono in qualche modo darci informazioni anche su questa particolarità dell’evoluzione che è il muoversi verso la complessità ? Che è un’idea di Teilhard ma che è un’idea ormai accettata un po’ da tutti i principali studiosi. Kaufmann, che è intervenuto al convegno di marzo, e che è uno dei più grandi studiosi della complessità, nel libro “At home in the Universe” sviluppa proprio questa idea. Noi, gli attesi nell’universo. Perchè i meccanismi dell’universo tendono a dare strutture sempre più complesse, e il cervello umano è la struttura più complessa possibile.
Quali sono dal suo punto di vista gli errori, le confusioni o le distorsioni, a volte forse volute, nell’informazione e divulgazione scientifica, e in particolare sul rapporto tra teorie evolutive e creazione? Io credo che l’errore più grave sia quello di usare l’evoluzione per una, se mi permettete l’espressione, apologetica atea; dal momento che c’è l’evoluzione, allora non c’è Dio. Questo è un discorso assolutamente senza senso; ancora nel libro del 1871, lo zoologo inglese, Mivart, di cui abbiamo appena parlato (link), pensava di aver chiarito una volta per tutte questo problema; qualsiasi riflessione o indagine sui meccanismi evolutivi, nulla ci dice sulla causa prima. Allora dire che dal momento che c’è l’evoluzione non c’è Dio, è un errore logico; è come dire Socrate è un uomo, tutti gli uomini sono mortali, quindi Socrate è juventino; è una conclusione totalmente scollegata.
E invece l’usare l’evoluzione come strumento per una apologetica atea è l’errore più grande che si possa fare dal punto di vista scientifico, perchè poi alla fine si rischia, dal punto di vista divulgativo, di far passare il messaggio, e allora c’è il rischio che il credente si metta sulla difensiva nei riguardi dell’evoluzione, dimenticandosi che si tratta di un evento storico i cui meccanismi devono essere chiariti dalla scienza. Qual è semmai il problema ? il problema è che nei meccanismi darwiniani, anche in quelli che sono accettati da tutti, o comunque dalla maggior parte degli studiosi, c’è come abbiamo visto un aspetto anche drammatico; c’è un aspetto diciamo di lotta per la sopravvivenza, che in qualche modo si estende a tutta la natura.
Io dico sempre: Darwin fa la stessa operazione di Galileo; Galileo unifica lo spazio: le leggi che descrivono la fisica del mondo terrestre, della corruzione, sono le stesse del mondo lunare, delle stelle e dei cieli incorrotti. Darwin unifica il tempo. Le leggi drammatiche che valgono per l’oggi sono anche quelle che caratterizzano tutta l’evoluzione. Quindi l’evoluzione è anche caratterizzata da aspetti drammatici, da vicoli ciechi, dalla lotta per la sopravvivenza, insomma da fonti di dramma e di dolore che fanno parte della stoffa stessa dell’Universo e che sostituiscono l’immagine di una Creazione che esce compiuta e perfetta dalle mani del Creatore.
Una creazione quindi in divenire … come si concilia però con la nostra idea di Dio ? Qui ancora è importante l’opera di Teilhard De Chardin. Teilhard proietta tutto nel futuro: necessariamente una creazione che è fatta di materia, non può essere perfetta, perché se fosse perfetta, coinciderebbe con il Creatore. Può perfezionarsi nel futuro, grazie all’alleanza tra la creatura pensante e Dio. Quindi è una creazione che anche in questi limiti, che in una prima lettura possono preoccupare, in realtà viene trasfigurata da questi grandi eventi: la proposta di alleanza che Dio fa ad Abramo, il progetto redentore di Cristo, e la prospettiva del futuro.
Io amo molto l’idea di Teilhard, della necessità di costruire la Terra per la seconda venuta di Cristo. Allora quelli che sono apparenti problemi, diventano risorse, basta discuterne serenamente e rifletterci. Quindi l’errore più grosso che si può fare, ripeto, dal punto di vista della diffusione dell’evoluzione è mandare questo messaggio: l’evoluzione è un punto fondamentale di una apologetica atea. L’evoluzione non ci da informazioni sull’esistenza di Dio. Chi crede, crede che Dio esiste, perchè è la materia stessa che non può essere autosussistente e autoconsistente. Una volta accettata la presenza del Dio Creatore e della Rivelazione, ecco che l’evoluzione anche con tutti i suoi limiti, con tutti i suoi problemi, con tutte le sue incertezze e le sue drammaticità, diventa lo strumento per capire meglio il piano di Dio.
Quindi: non usiamo l’evoluzione per una apologetica atea; si fa del male all’evoluzione. E non abbiamo paura dell’evoluzione (questo lo dico al credente), ma vediamo nell’evoluzione uno strumento attraverso il quale possiamo capire meglio il piano di Dio. E’ il discorso galileiano dei due libri: Dio ci parla attraverso il Libro della Rivelazione, ma Dio ci parla anche attraverso il Libro della Natura. Ed è la lezione del Concilio Vaticano II, quel libro della natura che la scienza descrive, nella sua fondamentale autonomia e di cui noi cristiani dobbiamo tenere conto.
Immagine: Pierre Teilhard de Chardin, fonte Wikipedia
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