Nel giornalismo è sempre esistita la verifica dei fatti, ovvero il necessario approfondimento e le necessarie ricerche, mirati a capire se una notizia su di un certo avvenimento sia autentica e ne siano corretti pure gli elementi corrispondenti alle famose 5 W e oltre: what – cosa ? who – chi ? when – quando ? why – perché ? where – dove ? e la pseudo w = how – come ? Allo stesso tempo si è sempre attuata – o si dovrebbe farlo … – la verifica delle fonti: capire se la notizia è stata riportata in primis da fonti affidabili e autorevoli, o se provenga da qualche velina stampa troppo orientata, o sia persino una vera e propria bufala … .
Sono anzi, queste due verifiche, strumenti base e imprescindibili della professione e dell’editoria giornalistica, senza i quali si rischia di fare non informazione, ma disinformazione, o gossip editoriale anche involontario, e creare o propagare quelle che oggi vengono chiamate fake news, facilitate e accelerate nella loro diffusione da strumenti come il web e i social network, che ormai vengono sempre più spesso presi anche come fonti. Con rischi ulteriori di contribuire al sistema di fake news o bufale, come si preferisce chiamarle, dovute sia alla velocità di propagazione virale del web e dei social network, sia alla maggiore velocità a cui oggi devono lavorare giornalisti e redazioni, per non bucare, come si dice in gergo, una vera notizia, ovvero perderla e non raccontarla ai propri lettori o spettatori, o per non rischiare di arrivare in tempo rispetto ad altre testate autorevoli.
Il fact checking, di cui si parla in questi giorni, e a cui è opportunamente dedicata la giornata del 2 aprile, è quindi sempre esistito, è anzi uno strumento imprescindibile del mestiere o della professione giornalistica. Personalmente me ne occupo, e ce ne occupiamo come testata, da almeno undici anni, da quando è partita questa avventura di raccontare con spirito critico il rapporto tra scienza e fede, e di analizzare criticamente notizie, posizioni, interpretazioni. Perché questo è il nostro obiettivo, non fare apostolato, se non molto indirettamente; non orientare consensi o convincere qualcuno; non cercare di dimostrare noi cose affatto banali come i miracoli, le esperienze di premorte, o la vita dopo la morte; né sopra tutto attaccare strumentalmente o peggio ancora scorrettamente, pensatori o studiosi che siano su posizioni differenti.
E per raccontare notizie e fatti, e per analizzarli e criticarli quando opportuno o doveroso, non puoi non svolgere attività di fact checking: non puoi non verificare se è vero che quello scienziato ha una determinata posizione in tema ad esempio di etica della genetica, di diritti umani connessi, di limiti o arbitrarietà della ricerca. Non puoi non capire o non approfondire, citando un caso mediatico reale, se veramente il Bosone di Higgs è la particella di Dio. Oppure non essere certo che uno scienziato famoso fosse credente, come spesso si legge a sproposito di alcuni, che al limite hanno avuto periodi di religiosità solo in gioventù, tranne poi ricredersi nel tardo crepuscolo delle loro esistenze.
Oppure al contrario dire che il caso Galileo Galilei sia l’emblema dello scontro tra un libero pensatore, magari persino ateo o agnostico … , e la Chiesa. Oppure ancora etichettare come ateo o materialista, e magari attaccare violentemente, uno studioso che invece è agnostico e persino possibilista dal punto di vista religioso … . Così come non puoi scrivere per certo che qualcuno ha dimostrato l’autenticità della Sindone, anche se dopo una nuova ipotesi o nuove ricerche vi sono effettivamente ulteriori elementi a favore di tale autenticità, dal momento che gli elementi a favore sono una cosa, le prove e il riconoscimento ufficiale da parte della Chiesa Cattolica altre questioni molto più complesse e che ad oggi non si sono realizzate.
Nè allo stesso tempo puoi scrivere che la Sindone sia invece opera di Giotto, per citare un singolare e inconsistente caso mediatico di alcuni anni fa, o che il chimico Garlaschelli l’abbia veramente riprodotta, dimostrando che La Sindone sarebbe un falso del ‘300. Ecco perché fin dal primo giorno facciamo, dobbiamo fare, e continueremo sempre a fare il nostro quotidiano fact checking, andando anche molto oltre la verifica standard delle fonti e delle 5 + 1 W. Immagine: Lente obiettiva, Galileo Galilei, fonte Wikipedia.
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