Per chi si occupa del rapporto tra fede e scienza, quella contro le fake news è una guerra complicata, che ha molteplici fronti: da una parte la necessità di identificare i falsi casi mediatici, che si tratti di notizie scientifiche, o che riguardano la sfera della fede, o di tentativi di negare la religione con presunte scoperte. Dall’altra parlare in modi obiettivi della possibile compatibilità tra scienza e fede, senza però cadere nell’apostolato, e senza prestare il fianco ad accuse di falsità o di strumentalizzazioni. Senza quindi nemmeno dare a chi voglia contestarci la possibilità di etichettare o magari segnalare come fake news ciò che pubblichiamo.
Potrebbe sembrare un ossimoro, e certamente così lo definirà chi ha atteggiamenti antireligiosi o materialistici, ma è possibile rendere ragionevole la fede, spiegare la ragione della fede e il fatto che non sempre collida con le ragioni della scienza. Parlando invece del web, e del modo in cui si stanno muovendo i protagonisti di Internet e dei social network, rimandiamo a questa notizia di Fede e Ragione, sulle nuove iniziative di Google e Facebook per combattere, limitare e togliere traffico web alle fake news.
Che, si scopre, servono più a far soldi tramite la pubblicità, che a cercare di fare opinione e orientare il consenso di chi le legge. E che sono anche pericolose, non solo quando possono modificare gli atteggiamenti politici, ma soprattutto quando parlano ad esempio di vaccini pericolosi, di malattie inesistenti o di cure utili solo economicamente a chi le somministra. Per evitarle, Google ha creato una etichetta fact check per notizie verificate. Mentre Facebook ha presentato una nuova sezione notizie e un decalogo per riconoscerle e evitarle. Link Fede Ragione.
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