Era la notte tra l’11 e il 12 aprile 1997, due decadi fa, quando un furioso incendio distruggeva quasi completamente la Cappella opera dell’architetto Guarino Guarini, e metteva a rischio l’integrità del Telo Sindonico, che li era custodito in una cassa situata in una teca di metallo e spesse lastre di vetro. La Sindone fortunatamente, grazie ad un tempestivo intervento e alla rottura dei cristalli della teca da parte dei Vigili del Fuoco, ne uscì incolume, non danneggiata né dalle fiamme, né dall’acqua usata per spegnere l’incendio. Da allora la Cappella del Guarini, tuttora in fase di restauro, non è ancora stata riaperta al pubblico.
I lavori, che al completamento saranno costati oltre 30 milioni di euro, indubbiamente sono particolarmente complessi, però in questi anni ci sono stati ripetuti annunci – vedi pure SRM, ad esempio nel novembre 2012 La Cappella della Sindone nuovamente visitabile nella primavera del 2014 e nel febbraio 2016 Sindone: 20 anni dopo riapre la Cappella del Guarini – annunci poi disattesi dal reale svolgimento e il continuo protrarsi dei restauri. In questi giorni è stata superata l’ideale scadenza dei venti anni dall’incendio, per ricordare il drammatico evento e celebrare il fatto che la Sindone sia rimasta comunque integra.
I lavori dovrebbero comunque essere finalmente terminati, si auspica, entro il 2017, e la Cappella sarà effettivamente riaperta al pubblico entro la fine dell’anno, o più probabilmente nel 2018. Attualmente la Sindone è collocata in una cappella del Duomo di Torino, sotto la Tribuna Reale. Dopo l’incendio del 1997, le misure tecnologiche per conservare il Telo Sindonico sono state aumentate e perfezionate, utilizzando le tecniche più moderne in questi ambiti. La Sindone non è più tenuta arrotolata: le condizioni del Telo e la necessità di non danneggiarlo in alcun modo, rendono opportuno e necessario conservarla in posizione distesa.
La cassa che la contiene e la protegge non è ovviamente più né la cassa di metallo in cui era tenuta nella Sainte Chapelle, né la teca, più protettiva e moderna, in cui si trovava nel 1997. Il Telo si trova invece in una nuova teca, appositamente progettata e realizzata con tecnologie aerospaziali: è stata ricavata da un blocco unico di lega leggera aeronautica, in modo che fosse a tenuta stagna, senza giunzioni, saldature o guarnizioni. Superiormente c’è una pesante lastra di cristallo blindato, multistrato. E per impedire contaminazioni di natura chimica o biologica, la teca è stato inoltre saturata con gas argon, inerte e privo di tossicità.
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