Le riviste scientifiche Science e Geophysical Research Letters hanno pubblicato tre studi con immagini realizzate dalla sonda spaziale. Fotografie che svelano un volto inaspettato e sorprendente del pianeta più grande del nostro sistema solare: colossali cicloni e pennacchi di ammoniaca, sono solo una parte di ciò che è possibile vedere di Giove grazie alla missione spaziale Juno della Nasa.
Immagini e informazioni arrivano a meno di un anno dall’inizio dell’orbita della sonda intorno a Giove, nel luglio del 2016: sono talmente sorprendenti da rendere necessario ripensare molto di ciò che finora gli scienziati sapevano o ipotizzavano su Giove e su altri pianeti giganti di gas: “Quello che abbiamo imparato finora – ha affermato infatti il dottor Scott Bolton, ricercatore del Southwest Research Institute e principale ricercatore della missione Juno – è sconvolgente”, e le nuove scoperte su Giove, sul “nucleo, la composizione, la magnetosfera e i poli, sono stupefacenti come le fotografie che la missione sta generando”
A bordo della sonda sono installati otto strumenti scientifici che ci permettono di studiare struttura interna, atmosfera e magnetosfera di Giove, che ha un campo magnetico dieci volte superiore a quello della Terra. Due strumenti sono stati sviluppati e sono gestiti dal Southwest Research Institute per studiare le spettacolari aurore di Giove: JADE – Jovian Auroral Distributions Experiment è costituito da sensori che rilevano elettroni e ioni emessi durante le aurore del pianeta. UVS – Ultraviolet Imaging Spectrograph, è invece uno spettrografo ultravioletto che studia le aurore in luce UV con l’obiettivo di capire meglio l’atmosfera superiore di Giove e le particelle che si scontrano nell’atmosfera stessa”
In questo specifico ambito di ricerca, le informazioni arrivata da Juno hanno disconfermato le aspettative degli scienziati, che pensavano di trovare analogie con le aurore sulla Terra, trovando invece processi aurorali definiti come “sconcertanti”. Il dottor Phil Valek, ricercatore del Southwest Research Institute e responsabile dello strumento Jade, ha affermato: “Anche se molte delle osservazioni hanno analoghi terrestri, sembra che siano in atto diversi processi che creano le aurore”. Tramite Jade è stato possibile osservare “i flussi di plasma che si innalzano dall’atmosfera superiore contribuendo a formare la magnetosfera di Giove. Tuttavia, le particelle energetiche associate alle aurore di Giove sono molto diverse da quelle che alimentano le emissioni auroral più intense sulla Terra”.
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