Nel pomeriggio di oggi, coerentemente con quanto anticipato al pubblico e alla stampa, è arrivato l’annuncio ufficiale delle importanti scoperte realizzate dall’Agenzia Spaziale Americana e in particolare dal gruppo di ricerca che lavora sul telescopio spaziale Kepler. Scoperte importanti per l’astronomia e per la ricerca di vita su altri pianeti, e che pongono nuove basi per i futuri studi in quest’ambito, tra astrofisica e esobiologia.
Nel corso della prevista conferenza stampa presso il centro di ricerca Ames della NASA nella Silicon Valley, in California, i ricercatori hanno infatti presentato una lista di 219 nuovi potenziali pianeti. 10 di questi hanno inoltre dimensioni paragonabili a quelle del pianeta Terra, e orbitano attorno al proprio sole nella zona definita come abitabile.
Ovvero ad una distanza tale da permettere che sulla superficie dei pianeti in questione si accumuli acqua allo stato liquido, anziché essere perennemente congelata, oppure allo stato gassoso. La lista è stata definita come la “più completa e dettagliata di esopianeti candidati”, da quando 4 anni fa è partita la raccolta e l’analisi dei dati della missione Kepler.
I pianeti sono situati nella zona del cielo corrispondente alla costellazione del Cigno. Ad oggi sono quindi 4.034 i corpi celesti individuati da Kepler e candidati ad essere dei pianeti. Tra questi 2.335 sono stati effettivamente identificati come tali. Mentre tra quelli situati in zone tali da poter ospitare la vita, circa 50, quelli verificati, e che potrebbero essere in qualche modo abitati da forme di vita, sono 30.
I ricercatori del progetto Kepler hanno spiegato ai giornalisti di aver anche individuato due differenti tipologie di piccoli pianeti: metà di questi potrebbero essere adatti a forme di vita, mentre l’altra metà non ha nemmeno una superficie solida, oppure ha una atmosfera talmente pesante da rendere improbabile la presenza di qualche tipo di forma di vita.
“La base dati di Kepler è unica – ha affermato Mario Perez, Kepler program scientist – perché è l’unica che contiene una popolazione di questi pianeti simili alla Terra, ovvero che hanno “circa la stessa dimensione e orbita della Terra”. Perez ha anche spiegato che “Comprendere la loro frequenza nella galassia contribuirà a definire e programmare i progetti delle future missioni NASA, per poter immaginare direttamente un’altra Terra”. Immagine: cortesia Nasa JPL Caltech.
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